13 agosto 1944: strage di Borgo Ticino

Questa è la storia di una delle tante stragi dimenticate e riesumate col ritrovamento del famoso “armadio della vergogna”: “la strage di Borgo Ticino è una delle più gravi di quel periodo ma anche una delle più documentate dal punto di vista storico (racconta Giovanna Gazzetta, nipote di una delle vittime dell’eccidio, Giovani Fanchini allora 26enne). La verità era scritta in una decina di faldoni occultati dalla fine della seconda guerra mondiale. Per anni ho cercato di far luce su quella vicenda invano, finché mi è capitato tra le mani un libro che riguardava proprio l’apertura dell’armadio della vergogna. E tra gli episodi narrati si accennava anche a Borgo Ticino. Da lì è iniziato il nostro percorso». Il processo è iniziato il 15 maggio 2012 presso il Tribunale di Verona, e la giunta di centro-sinistra del comune di Borgo Ticino ha deciso di costituirsi parte civile. Si è costituita parte civile anche l’Anpi e il presidente Carlo Smuraglia, come teste costituito parte civile, ha portato la sua testimonianza .

Rapporto del Nucleo dei Carabinieri di Borgo Ticino al Pretore di Borgo Manero in data 12 febbraio 1947 (volume V, foglio 33) in atti nel processo contro Junio Valerio Borghese e altri, Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949: “Il 13 agosto, verso le ore 14 giunsero in Borgo Ticino reparti delle SS, tedesche e della X Mas, tutti provenienti da Sesto Calende, fu bloccato il paese. Armati di mortai, mitragliatrici, armi automatiche portatili di ogni genere e di autoblinde, portarono, con la minaccia delle armi e mediante sparatorie intimidatrici, tutti gli abitanti sulla piazza denominata “Dei Martiri”. Ammalati, invalidi, bambini, donne, vecchi, tutti furono costretti a raggiungere la piazza.
Ultimato il feroce rastrellamento, la popolazione tenuta a bada dalle armi dei nazisti e della X, venne arringata da un interprete che comunicò agli astanti l’ordine del comandante tedesco, Capitano Krumhar, di effettuare una rappresaglia perchè nella zona erano stati feriti tre nazisti. Bisognava dare alle fiamme il paese onde impedire il ricovero e l’assistenza ai partigiani. Venne ingiunta una taglia di 300.000 lire a titolo di risarcimento; vennero scelti tra la folla 13 giovani, che furono schierati al muro. Si incassò la taglia, ma venne ugualmente schierato il plotone di esecuzione (Krumhar dirà all’udienza: “i quattrini non bastano pel sangue-tedesco”). Dopo un’attesa che tenne tutta la popolazione in istato di disperata angoscia, le 13 vittime caddero tutte sotto il piombo delle armi naziste; solo uno visse miracolosamente all’eccidio, il giovane Piola Mario. Dopo l’eccidio la popolazione venne buttata fuori dell’abitato, percossa e braccata; i nazisti e quelli della X Mas si dettero a rapinare, incendiare e distruggere ogni cosa. Prima di iniziare le devastazioni e gli incendi la soldataglia della X Mas in combutta coi tedeschi, commise rapine di maiali, animali da cortile, biancheria, biciclette, radio, riserve alimentari di ogni genere, liquori, oggetti preziosi, valori correnti, il tutto per una quantità ingentissima.
I danni materiali ascendono grosso modo a parecchie diecine di milioni. I tedeschi appartenenti alle. S.S. erano al comando del Capitano Krumhar e gli italiani, della X Mas, erano al comando del tenente Ungarelli. Essi furono gli esecutori e gli organizzatori della strage “.  Nella serata, i familiari dei caduti tentarono di ricuperare le salme e poter dare loro onorata sepoltura, ma non fu possibile; l’ordine era di lasciarli sul posto fino all’indomani.

http://www.comuneborgoticino.it/atti/deposito%20htm%20RICORDI/13_agosto_1944.htm