“La svastica sul Partenone” di Furio Colombo

Tre volte il nazismo ha attraversato il mondo. La prima volta ha avuto il volto della feroce distruzione di Adolf Hitler. Fino alla sconfitta rovinosa e al suicidio, ma dopo 50 milioni di morti. La seconda volta è stata quasi solo immaginazione, cinema, libri, disegni, evocazioni per esorcizzare l’incubo, che è passato molto lentamente, di quando in quando parodiato da bravate e gesti di violenza insensata, nuclei di sottocultura malavitosa che possono avere eseguito qualche ordine balordo, ma senza mai alcun diritto di rappresentanza e di parola. La terza volta è adesso, in Grecia. In un momento disperato nella vita di quel Paese, in pochi mesi nasce, si espande, si rafforza, in due diverse elezioni, un partito nazista, Alba dorata, che raggiunge adesso il 6 per cento e la presenza in Parlamento non benché nazista ma perché nazista. Fino ad ora il periodico ritorno del nazismo per bande si è verificato in un modo caricaturale e parodistico (anche quando il tratto parodistico era inconsapevole) e molto al di sotto dell’ammissione in ogni livello di dialogo e contatto, sempre fuori dalla politica. Questa volta, in Grecia, i tratti tragici di ciò che sta accadendo sono due: il primo è la costituzione di un partito che è nazista in modo aperto, rigoroso, ortodosso, dai segnali alle idee; il secondo è che una parte dell’elettorato lo segue. Per una nascita improvvisa e con un’immagine aperta e dichiarata, il 6 per cento non è poco. È come se la mafia diventasse apertamente un partito politico nel Sud italiano e cominciasse a ricevere – con il suo nome e la sua storia – un rispettabile pacchetto di voti, e il diritto di intervenire, con il suo volto e i suoi ideali, nel discorso politico. L’esperienza ci dice che un simile, rapidissimo esordio, non porta a una scomparsa altrettanto rapida, perché un fatto fino a poco fa impossibile, si è improvvisamente materializzato e compiuto attraverso il rapporto con una base sommersa che ha potuto finalmente esprimersi, a cui si aggiunge certamente un segmento di nuova conversione. Conversione a che cosa? Alla totale eliminazione della libertà di tutti, dei diritti di tutti e della eguaglianza di tutti che, sotto il travestimento anarcoide della democrazia, sono visti da alcuni come la causa di tutto il male che si è rovesciato sulla Grecia. Ci si potrebbe soffermare sulla triste ma anche doppia ironia della Storia. La Germania colpisce la Grecia due volte, prima con la guerra, la distruzione, la deportazione, la morte (1940-’45). Poi con un puntiglioso assedio economico che rasenta il sadismo, fondato, non si sa con quanta esattezza, su presunti conti falsi del governo greco, che merita gravissime punizioni a carico di ogni cittadino (2000-2012) senza alcuna attenuante o rateizzazione. Mi rendo conto che l’improvvisa fuga verso il nazismo di una non trascurabile minoranza greca, potrebbe essere paragonata al suicidio che si è moltiplicato in Italia come estrema protesta contro Equitalia. Però lo spostamento verso il nazismo scarica la vendetta su altri cittadini, su altre persone, del tutto al di fuori della sequenza crisi economica-atti di governo europeo e nazionale-sacrifici imposti. Per due ragioni: il nazismo è dominio di presunte élite sugli altri esseri umani; il nazismo è razzismo e troverà subito le sue vittime, cominciando dalle masse di migranti che cercano di attraversare la Grecia, in cerca di salvezza in Europa. Si potrebbe dire che difficilmente si può essere peggiori dell’Europa (singoli Stati e Unione) in materia di immigrazione. Opacità e indifferenza, quando non crudeltà burocratica, sembrano le leggi vigenti nell’Europa di cui stiamo parlando, certo nel Sud Europa. Basta il numero di morti in mare e di morti nella prigioni libiche e nel deserto (a causa dei “respingimenti”) per dimostrarlo. Ma il nazismo è crudeltà come fede, sadismo come valore, oppressione come ideale, persecuzione come stile di vita. Questa volta non è cinema, non è imitazione, non è sottocultura da naziskin. Questa volta centinaia di migliaia di liberi cittadini, forse disorientati dal tormento della crisi economica e delle sue conseguenze, hanno votato un partito che ha distrutto l’Europa poco più di mezzo secolo fa, un partito che è sempre stato vietato in ogni Paese europeo, dentro e fuori dall’Unione, un partito che non può non proporsi come volontà e come programma, altra distruzione. Torna il nazismo e torna in divisa, ovvero con tutti i suoi rituali, le sue parole d’ordine in chiaro, le sue mortuarie ossessioni. Il momento è così difficile che lo fa apparire desiderabile a un gruppo che non basta definire “di folli”.Rappresenta piuttosto un contagio già cominciato.

La domanda, per i greci e per gli europei è quale rapporto abbia un simile evento con il clima e la vita create dalla crisi e dalle sue “cure”. E se, dove si ferma.

Il Fatto Quotidiano, 21 giugno 2012