Illeggittima l’esclusione della Fiom-Cgil dalla trattativa Fiat

Maurizio Landini: “La Costituzione rientra in fabbrica. E’ una vittoria di tutti i lavoratori. Non ci sono più alibi: il Governo convochi immediatamente un tavolo con la Fiat e tutte le organizzazioni sindacali per garantire l’occupazione e un futuro industriale. E’ ora che il Parlamento approvi una legge sulla rappresentanza.”

Questa la nota del collegio difensivo della Fiom-Cgil che commenta la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima l’esclusione della Fiom-Cgil operata dalla Direzione aziendale negli stabilimenti Fiat:

La Corte Costituzionale, nella sua nota fa sapere di aver ” dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 19, 1 c. lett. b) della legge 20 maggio 1970, n. 300 (cosiddetto ‘Statuto dei lavoratori’) nella parte in cui non prevede che la rappresentanza sindacale aziendale sia costituita anche nell’ambito di associazioni sindacali che, pur non firmatarie di contratti collettivi applicati nell’unità produttiva, abbiano comunque partecipato alla negoziazione relativa agli stessi contratti quali rappresentanti dei lavoratori dell’azienda”.
È stata così neutralizzata la strategia della FIAT che aveva disconosciuto tutti gli accordi collettivi, compreso quello che istituiva le RSU, contando in una interpretazione dell’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori che le consentisse di tenere la FIOM fuori dalle proprie aziende, unicamente perché il testo della norma prevedeva il requisito dell’essere firmatari della contrattazione collettiva applicata in azienda.
La FIOM aveva promosso una serie di procedimenti per condotta antisindacale, mentre alcuni Giudici avevano proposto la lettura “costituzionalmente orientata”, oggi accolta dalla Corte e altri avevano invece respinto i ricorsi, i Tribunali di Modena, Vercelli e Torino avevano rimesso la questione alla Corte Costituzionale che è stata discussa nella giornata di ieri, 2 luglio, e decisa nei termini di cui alla nota della Consulta.
Il collegio difensivo della FIOM-CGIL esprime la sua piena soddisfazione per l’intervento dei Giudici delle leggi che ha ripristinato un principio di democrazia nei luoghi di lavoro che tiene conto della effettiva rappresentatività delle organizzazioni sindacali, senza condizionare l’agibilità sindacale alla firma del contratto collettivo applicato, in armonia con lo spirito del recente accordo interconfederale del 31 maggio 2013.
Prof. Avv. Piergiovanni Alleva Prof. Avv. Vittorio Angiolini Prof. Avv. Franco Focareta Prof. Avv. Antonio Di Stasi Avv. Alberto Piccinini Avv. Elena Poli Avv. Emilia Recchi Avv. Pier Luigi Panici Avv. Enzo Martino Avv. Lello Ferrara Avv. Amos Andreonil

 

 

È morta Anna Maria Levi

Anna Maria Levi con suo fratello Primo

È morta a Roma, all’ età di 92 anni, Anna Maria Levi, la sorella di Primo Levi. Nel dare la notizia della sua scomparsa, Moked. it, il portale dell’ ebraismo italiano, ha scritto che viveva nella capitale «ormai da lungo tempo assieme a Julian Zimet, un ebreo americano attivo nel mondo del cinema». Era minore di due anni rispetto all’ autore di Se questo è un uomo, nato nel 1919 ( e morto nel 1987) , che fu sempre molto legato a lei. Di carattere allegro e aperto, Anna Maria rispecchiava un po’ , in tutto ciò, il padre Cesare, un ingegnere elettrotecnico sposatosi nel 1918 con Ester Luzzati, che viene descritto da Primo come uomo estroverso e moderno, amante dei libri e del buon vivere, poco curante delle cose di famiglia. Ernesto Ferrero, studioso di Leviea lungo dirigente della sua casa editrice, l’ Einaudi, ricorda Anna Maria come «una donna di una simpatia straordinaria, spiritosa ed estroversa, diversa da Primo, timido e riservato. Amava i suoi nipotini, aveva un forte legame col fratello. La crescente fama di Primo, in ogni caso, era stata vissuta da lei con discrezione e riserbo; da parecchi anni, oltretutto, si era trasferita a Roma». Solo in rare occasioni era venuta meno al riserbo. Accadde nel 1997, quando al Teatro Regio di Torino ci fu l’ anteprima mondiale de La tregua, il film che Francesco Rosi trasse dall’ omonimo romanzo. Quella sera in platea sedettero Anna Maria e i figli di Primo, Renzo e Lisetta. I giornali del tempo, in questo caso Repubblica, sottolinearono che la famiglia di Levi non aveva voluto sottrarsi a un’ opera che Primo aveva amato ancora prima che ne iniziasse la lavorazione. Lo scrittore, poco prima di morire, aveva detto: «L’ idea che da La tregua nasca un film, è una delle poche cose che in questi giorni mi dà un briciolo di felicità». Anche il giornalista Gad Lerner, che l’ ha incontrata di recente, dopo le polemiche insorte a proposito del libro Partigia di Sergio Luzzatto, ne ha tracciato su Twitter un ritratto analogo a quello di Ferrero: «L’ avevo visitata da poco, sempre acutae spiritosa. Con me, assai generosa». Anna Maria, pur amareggiata da quelle polemiche, non aveva voluto commentarle. Fin da ragazza, la sorella di Levi aveva fatto parte dei circoli ebraici torinesi animati da giovani intellettuali come Emanuele Artom, poi trucidato dai nazifascisti nell’ aprile del 1944, che avrebbero dato vita alla Resistenza nelle formazioni di Giustizia e Libertà. Fu la stessa scelta che fece Anna Maria, che aveva accompagnato Primo in Val d’ Aosta sul finire del 1943. A differenza del fratello, però, rimasto in montagna, aveva deciso di ritornare in pianura. Il futuro scrittore, entrato in una delle prime bande partigiane, venne catturato dai repubblichini a dicembre e successivamente deportato nei lager nazisti. Anna Maria, rammenta ancora Moked.it, «partecipò alla Resistenza assieme a tanti altri giovani ebrei piemontesi perseguitati», conducendo dalla fine della guerra «un’ esistenza molto discreta e al riparo dalla straordinaria notorietà internazionale conquistata dal fratello». Fu apprezzata «per il suo contributo nell’ edizione italiana di numerosi libri di grande valore, fra cui gli studi di Leon Poliakov sull’ antisemitismo». Prima di andare a Roma, aveva frequentato gli ambienti e gli amici di Primo. In una intervista a Repubblica, il sociologo Franco Ferrarotti ha rievocato: «Traducevo dall’ inglese, dal tedesco, e mi ero fidanzato con Anna Maria Levi, la sorella di Primo Levi, il quale allora stava cercando un’ occupazione da chimico e nessuno sapeva tutto quello che poi avrebbe raccontato nei suoi libri». Anna Maria è presente, conclude il portale dell’ ebraismo italiano, in una pagina di Primo, «in cui nel corso di un sogno angoscioso sembra tragicamente presagire e denunciare i tempi della manipolazione e della cancellazione della Memoria». L’ intellettuale torinese «descrive l’ allontanamento degli amici dalla sua testimonianza, lasciando proprio alla sorella il compito di abbandonarlo da ultima in una insanabile solitudine». I funerali di Anna Maria Levi si svolgeranno in forma strettamente privata.
MASSIMO NOVELLI da Repubblica

Non cambiate la Costituzione!

“Non la Costituzione, non la Repubblica sono da cambiare (…) Sono gli uomini che vanno sostituiti, almeno quelli che del malgoverno hanno la responsabilità; è il modo di far politica, è il sistema politico, che vanno radicalmente mutati. Noi difendiamo la centralità del parlamento e la Repubblica che da esso prende il nome, perché così è consacrato nella Costituzione nata dalla Resistenza.
Quella Resistenza che si è fondata sulla grande generosità, sul sublime altruismo di uomini, che andarono volontari sui monti, non per riscuotere tangenti, non per illeciti interessi personali come il mercato nero che gli speculatori fascisti gestivano nelle città sulla fame della povera gente, mentre i partigiani morivano quassù, o nelle atroci carceri, o nei gelidi lager di Germania. Resistenza furono il sacrificio e i lutti di un intero popolo. Resistenza fu il purissimo ideale di libertà e di giustizia che ha illuminato la nostra giovinezza”. [Ettore Gallo, Partigiano e Presidente Emerito della Corte Costituzionale]

Appello per una cultura della pace

Il 22 giugno 1941 ha inizio l’attacco nazista contro l’Unione Sovietica, data che non viene ricordata nel nostro paese, come del resto in tutta l’Europa Occidentale.
Sono passati 76 anni e non crediamo che  questo silenzio sia dovuto a forme di oblio storico determinate dal passare del tempo.
Più probabilmente è il frutto di una storiografia che, dagli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto, condizionata dal clima prodotto dalla Guerra Fredda, ha reso possibile una lettura parziale di quelle vicende, forse anche, per non far conoscere le vere cause dell’immane tragedia che ha sconvolto l’Unione Sovietica, con il tributo venti milioni di morti, e il ruolo determinante, di questa,  nella sconfitta definitiva del nazifascismo .
Come per tanti altri aspetti legati alle tragiche vicende del XX° sec., si preferisce che le nuove generazioni, i nostri figli e nipoti, sappiano poco o niente, per limitare in loro la formazione di  una cultura della Pace basata su una conoscenza documentata della storia.
Cercare la Pace non significa solo rifiutare la guerra ma innanzitutto creare le condizioni per la costruzione  di coscienze consapevoli, pronte a  battersi contro ogni forma di violenza inflitta ai diritti fondamentali dei popoli, per un’azione politica che trovi nel coinvolgimento tempestivo ed efficace degli Organismi Internazionali, la risposta per disinnescare reali o potenziali focolai di conflitti in tutte le aree calde del pianeta.
L’Anpi di Mirano invita, quindi, tutte le forze politiche democratiche, la Società Civile, l’Anpi Provinciale,  l’Anpi del Veneto, L’Anpi Alta Italia, l’Anpi Nazionale perché, unitariamente, si attivino per la convocazione di un Congresso Internazionale per la Pace da tenersi nel più breve tempo possibile a Venezia, città della Pace,  dell’accoglienza e del dialogo tra i popoli.

Anpi di Mirano e del Miranese

 

Felice Casson: sospendere l’acquisto degli F-35

“Sospendere immediatamente la partecipazione italiana al programma sugli F-35 e procedere, in prospettiva europea, ad una visione strategica della politica di difesa destinando le somme risparmiate ad investimenti pubblici riguardanti la tutela del territorio nazionale dal rischio idrogeologico, la tutela dei posti di lavoro, la sicurezza dei lavoratori”. È quanto chiede Felice Casson, vicepresidente della commissione Giustizia del Senato, con una mozione firmata da altri 17 senatori Pd.
“Non esiste a tutt’oggi alcun impegno all’acquisto di questi velivoli – spiega – e non c’è alcun contratto firmato e tantomeno alcuna penale. Peraltro i Governi francese e tedesco negli ultimi mesi hanno piu’ volte cercato di coinvolgere i piu’ importanti Paesi europei al fine di sviluppare insieme attivita’ industriali in questo settore considerando il fatto che nel settore aeronautico il consorzio Eurofighter è in grado di produrre un velivolo assolutamente competitivo”.
“Rivedere queste scelte – aggiunge Casson – appare quantomeno sensato e congruo rispetto all’attuale situazione economica e finanziaria del Paese e va inoltre rilevato che al momento si sono ritirati o hanno sospeso la loro partecipazione al programma i seguenti Paesi: Norvegia, Olanda, Australia, Turchia, Danimarca e Canada. La Gran Bretagna ha falcidiato le previsioni di spesa (ne doveva comprare circa 130, oggi ne conferma solo 20); persino gli Usa stanno valutando l’annullamento della versione B, a decollo corto e atterraggio verticale, che interessava la nostra Marina”. “La nuova normativa e le nuove procedure adottate – conclude Casson – consentono di ripensare qualunque programma e attribuiscono al Parlamento un ruolo decisivo, di cui il Parlamento stesso deve fare oculato e motivato uso, soprattutto in presenza di tagli ai vari settori della vita pubblica, che sono continui e pesanti, mentre i costi per il programma F-35, circa 12 miliardi, appaiono francamente esorbitanti e fuori luogo”.

Festa della Repubblica: Lettera al Presidente Napolitano, no alla parata militare

Egregio Presidente,
nell’avvicinarsi della celebrazione della Festa della Repubblica, il prossimo 2 giugno ci permettiamo di scriverle ancora una volta per sollecitare e valorizzare un’altra forma di celebrazione, che non associ simbolicamente la nostra Repubblica alla sola forza militare.
Noi crediamo che celebrare la Festa della Repubblica sia anche e soprattutto il valorizzare le tante storie di chi ogni giorno si impegna per il bene del nostro paese, lavorando per la coesione sociale, costruendo storie di pace, di giustizia, di solidarietà.
Una scelta che esprime la volontà e le energie che il nostro Paese è in grado di mettere in campo e che prende le mosse dalla nostra Carta Costituzionale, scritta subito dopo il flagello del secondo conflitto mondiale e proprio per questo tesa al ripudio della guerra stessa. La stessa Costituzione ci indica come fondamento della nostra Repubblica sia la forza del lavoro, e non delle armi. Un lavoro che in questa fase di crisi manca a molti nostri concittadini e concittadine e che quindi è ancora più da valorizzare e celebrare. Perché sul lavoro si fonda il nostro vivere comune.
Noi desideriamo che si riportino al centro i valori fondanti della nostra Repubblica, rappresentati da quelle categorie sociali (vere e proprie forze vive dell’Italia) che hanno davvero il pieno diritto di essere celebrate in occasione del 2 giugno: le forze del lavoro, i sindacati, i gruppi delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini con le madri e i padri, le ragazze e i ragazzi del servizio civile.
In particolare questi ultimi sono ai nostri occhi elementi importanti da celebrare, come simbolo di chi quotidianamente permette al nostro Paese di andare avanti favorendo la coesione sociale e il supporto a quei diritti e servizi senza i quali non si può parlare di vera cittadinanza. Senza dimenticare – poi – che il Servizio Civile oggi è l’unico parziale elemento che riesce a concretizzare quella difesa “non armata” della Patria (prevista del nostro ordinamento) che costituisce una strada innovativa e a noi cara di assolvere al dovere previsto dalla nostra Costituzione all’articolo 52 (Lo ha ribadito in più occasioni anche la Corte Costituzionale).
E quindi tutte le realtà del mondo del Servizio Civile, come negli anni passati, vogliono partecipare a questi festeggiamenti, ricordando il valore della Pace, l’impegno per la giustizia, la ricerca del dialogo, la pratica della nonviolenza soprattutto in questo momento di crisi dove le povertà, le disuguaglianze e le ingiustizie sembrano frantumare ed aumentare la disgregazione sociale sia nel nostro paese che nel resto del mondo.
A 40 anni dalla legge 772 è importante non disperdere – soprattutto nell’attuale momento storico – il patrimonio dell’obiezione di coscienza e della nonviolenza riproponendolo in forme rinnovate e ribadire il valore dell’esperienza di servizio civile nazionale come pratica di costruzione della pace, di rispetto della dignità umana, di riconciliazione pacifica, di ricucitura del tessuto sociale ed umano, pratica di cittadinanza.
Vogliamo festeggiare la festa della Repubblica per riaffermare che solo attraverso l’impegno di tanti si può costruire un paese coeso e solidale, dove la pace è declinata nei tanti piccoli gesti di responsabilità, disponibilità, di dialogo, di ricerca delle ragioni dello stare insieme.
Per tutte queste motivazioni a Lei Presidente della Repubblica chiediamo, viste anche le attuali necessità di sobrietà, di festeggiare la nostra Repubblica senza spendere un euro, valorizzando l’impegno quotidiano di giovani ed enti che al di là della retorica e delle manifestazioni pubbliche sanno calarsi dentro le ferite dei nostri territori e delle nostre comunità e costruire storie di speranza, libertà e democrazia.
Da parte nostra ci impegniamo a rendere vivo il 2 giugno su tutti i territori in cui le nostre realtà sono presenti, per celebrare nelle nostre sedi e con le nostre attività l’Italia che “ripudia la guerra”: apriremo le nostre porte nello spirito dell’articolo 11 della nostra Costituzione. Un passaggio importante anche per cambiare i simboli (che sono rilevanti per il vivere comune) legati a questa che non è la Festa delle Forze Armate ma di tutta la Repubblica.
E cercheremo inoltre di valorizzare le storie di tanti giovani che hanno scelto di mettersi al servizio del bene comune, dei nostri territori e delle nostre comunità. Giovani che dal sud al nord del nostro paese, in ambiti diversi d’intervento, testimoniano con vivacità ed entusiasmo una voglia di mettersi in gioco e di rendersi protagonisti che riteniamo preziosa per il presente e il futuro di questa nostra Patria.
Il 2 giugno dunque – e sarebbe importante un Suo Patrocinio a riguardo – le nostre organizzazioni terranno aperte le proprie sedi in tutta Italia per incontrare i cittadini mentre i giovani in servizio civile nazionale si recheranno nei Comuni colpiti dal terremoto emiliano del Maggio 2012. Un modo aperto per testimoniare il contributo concreto che il Servizio Civile nazionale porta alla coesione sociale e alla difesa del Paese.
Infine, diversi di noi si ritroveranno in quella giornata a Roma per festeggiare la Repubblica con le categorie già prima ricordate: le forze del lavoro, i sindacati, i gruppi delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini con le madri e i padri…
Ci piacerebbe poterLa incontrare, per condividere anzitutto con Lei questo grande abbraccio all’Italia che tutti vogliamo dare.
Rete Italiana per il Disarmo – Controllarmi Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile – CNESC Forum Nazionale per il Servizio Civile – FNSC Tavolo Interventi Civili di Pace – ICP Campagna Sbilanciamoci e altre 100 associazioni di volontariato

 

Addio Franca

Al mio funerale ci saranno le donne, tantissime donne, perchè io ho dato loro voce. E mi raccomando: non tristi, ma tutte vestite di rosso che cantano Bella Ciao (Franca Rame a Dario Fo)

Non intendo abbandonare la politica, voglio tornare a farla per dire ciò che penso, senza ingessature e vincoli, senza dovermi preoccupare di maggioranze, governo e alchimie di potere in cui non mi riconosco.
Non ho mai pensato al mio contributo come fondamentale, pure ritengo che stare in Parlamento debba corrispondere non solo a un onore e a un privilegio ma soprattutto a un dovere di servizio, in base al quale ha senso esserci, se si contribuisce davvero a legiferare, a incidere e trasformare in meglio la realtà. Ciò, nel mio caso, non è successo, e non per mia volontà, né credo per mia insufficienza.
E’ stato un grande onore, per il rispetto che porto alle Istituzioni fondanti della nostra Repubblica, l’elezione a Senatrice, fatto per il quale ringrazio prima di tutto le donne e gli uomini che mi hanno votata, ma, proprio per non deludere le loro aspettative e tradire il mandato ricevuto, vorrei tornare a dire ciò che penso, essere irriverente col potere come lo sono sempre stata, senza dovermi mordere in continuazione la lingua, come mi è capitato troppo spesso in Senato.(Franca Rame, lettera di dimissioni dal Senato)

http://youtu.be/zzh7FmmNDAM
Luglio 2001 al G8 DI GENOVA Don Gallo e Franca Rame passeggiano a braccetto allo STADIO CARLINI lo stadio della DISSOBBEDIENZA CIVILE, dove erano le tute bianche e i centri sociali

Dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti: Relazione del Prof. Gian Antonio Danieli

…Alla fine del mio discorso, come ogni anno, desidero aggiungere qualche considerazione riguardante la cultura, tema cruciale per il nostro Istituto, per Venezia e per il nostro Paese.
Oggi di cultura si parla molto spesso, in particolare del legame tra cultura e progresso economico, sottolineando che il ruolo della cultura sarebbe determinante per uscire dal perdurante periodo di stagnazione.
E’ un fatto innegabile che negli ultimi decenni si sia verificato un significativo impoverimento culturale del nostro Paese, frutto anche di scelte governative disastrose riguardo alla scuola, all’ università, alla ricerca scientifica ed alla gestione dei beni culturali.
Il regresso culturale si è manifestato in tutta la sua negativa potenza nella gestione politica dei gravi problemi del Paese, a tutti i livelli decisionali, con una generalizzata incapacità di adottare soluzioni efficaci, che tenessero presente l’ interesse generale e le prospettive a lungo termine.
Oggi, con un Paese culturalmente disastrato ed economicamente depresso è illusorio pensare che la cultura possa far ripartire rapidamente l’economia; forse chi lo afferma pensa solo ai buoni affari basati sullo sfruttamento intensivo del cosiddetto turismo culturale di massa, senza chiedersi se ciò possa comportare la distruzione del paesaggio e la trasformazione irreversibile delle città d’arte in qualcosa che sta tra Disneyland ed il caravanserraglio; sottolineo che non sto parlando specificamente di Venezia, c’ è anche di peggio.
In realtà, un processo di “arricchimento culturale” potenzialmente in grado di produrre progresso economico ha tempi lunghi e produce risultati significativi attraverso vie tortuose e con modalità complesse.
La maturazione culturale individuale ha sempre bisogno di sollecitazioni numerose ed eterogenee, ed è proprio soltanto dalla molteplicità ed eterogeneità delle esperienze culturali che possono sorgere riflessioni critiche, rielaborazioni innovative e le rare e preziosissime scintille creative che a livello collettivo sono in grado di influire positivamente sul progresso anche economico di un Paese.
E’ per questo che sono necessari investimenti mirati e continuati sulla scuola, sulla ricerca scientifica e sul potenziamento delle strutture di difesa del patrimonio, dal paesaggio agli archivi, ai musei, ai monumenti ed alle altre opere d’arte.
I precedenti governi hanno deliberatamente scelto di ridurre i finanziamenti alla cultura, certi che ciò avrebbe spinto le istituzioni culturali e persino le istituzioni scolastiche, ad autofinanziarsi, enfatizzando oltre misura un presunto ruolo salvifico del mercato. I risultati disastrosi di questa scelta politica sono sotto gli occhi di tutti.
Malauguratamente anche con l’ attuale governo si è dovuto registrare un’ ulteriore e significativa riduzione del finanziamento ministeriale alle istituzioni culturali di interesse nazionale.
Non possiamo e non dobbiamo ulteriormente tacere di fronte a chi da decenni finge di ignorare che l’ articolo 9 della nostra Costituzione recita: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della Nazione”.
Oggi si tagliano ulteriormente i finanziamenti agli enti culturali, preferendo invece di non rinviare l’ investimento nell’ acquisto di costosissimi strumenti di aggressione e di morte, tra l’ altro, in spregio al dettato dell’ art. 11 della stessa Costituzione.
C’è estremo bisogno di cultura in questo Paese. Il fiorire del Rinascimento avvenne grazie a fiumi di danaro speso per abbellire ed impreziosire chiese, conventi, edifici di governo e dimore private, ma prima di ciò la strada era stata indicata dalla rivoluzione culturale dell’Umanesimo.
Per superare la presente, difficilissima crisi che il nostro Paese sta vivendo avremo bisogno insieme di umanesimo e di rinascimento, di far rifiorire le attività culturali nel quadro di riferimento della difesa dei diritti umani e del rispetto e curiosità verso le altre culture.
Il ruolo delle Accademie e quindi anche del nostro Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, è e sarà fondamentale, non solo difendendo l’autonomia della cultura, ma anche dimostrando di voler partecipare alla soluzione dei problemi del Paese con l’ impegno quotidiano, il rigore scientifico e la serietà di sempre.
Con queste parole dichiaro chiuso l’anno accademico 2012-2013 dell’ Istituto di Scienze, Lettere ed Arti.
Gian Antonio Danieli Venezia, 26 maggio 2013 (http://www.istitutoveneto.it)

Festa cittadina della pace e della legalità

Si svolgerà nelle piazze di Mirano la Festa della Pace e della legalità promossa dal Centro “S. Slavik” con un ricco programma di attività e spettacoli lungo tutto l’arco della giornata. L’Anpi di Mirano sarà presente con uno stand (con libri e documenti vari) in piazzetta V. Emanuele II. Vi aspettiamo numerosi.

Questo è il testo stilato dall’Anpi di Mirano in occasione di questa giornata:

La pace passa attraverso la giustizia sociale

Sarebbe bastato cancellare l’acquisto di mezzo caccia F-35 per evitare il taglio dei 18 mila posti letto nella sanità pubblica. Come cittadino ho diritto all’istruzione, al lavoro, alla pensione ed alla sanità … posso fare a meno di 131 cacciabombardieri F-35!
Mentre con le manovre di bilancio del 2011-2012, per pareggiare i conti dello Stato, si chiedono forti sacrifici agli italiani con tagli agli enti locali, alla sanità, alle pensioni, all’istruzione, il Governo mantiene l’intenzione di procedere all’acquisto di 131 cacciabombardieri d’attacco F35 “Joint Strike Fighter”.
Il nuovo annuncio di riduzione a 90 esemplari non significa nulla: nessun contratto è ancora stato firmato e possiamo quindi fermare completamente questo acquisto (anche perché la proposta rimodulazione della Difesa deve passare per una discussione parlamentare). Quello del caccia F-35 è un programma che ad oggi ci è costato già 2,7 miliardi di euro e ne costerà – in caso di acquisto di 131 aerei – almeno altri 15 solo per l’acquisto dei velivoli, che potrebbero scendere a 10 miliardi con una riduzione a 90 (il prezzo unitario si alzerà, secondo l’azienda produttrice Lockheed Martin). Complessivamente arriveremo arrivando ad un impatto tra i 15 e i 20 miliardi nei prossimi anni. Le manovre approvate porteranno gravi conseguenze sui cittadini: si stimano proprio in 20 miliardi i tagli agli Enti Locali e alle Regioni (che si tradurranno in minori servizi sociali o in aumento delle tariffe), ed altri 20 miliardi saranno i tagli alle prestazioni sociali previsti dalla legge delega in materia fiscale ed assistenziale, senza contare il blocco dei contratti e degli aumenti ai dipendenti pubblici e l’aumento dell’IVA che colpirà indiscriminatamente tutti i consumatori.
Il tutto per partecipare ad un progetto di aereo militare “faraonico” (il più costoso della storia) di cui non si conoscono ancora i costi complessivi (cresciuti al momento almeno del 50% rispetto alle previsioni iniziali) e che ha già registrato forti critiche in altri paesi partner (Norvegia, Paesi Bassi, Australia, Canada) e addirittura ipotesi di cancellazione di acquisti da parte della Gran Bretagna. Senza dimenticare che, contemporaneamente, il nostro paese partecipa anche allo sviluppo e ai costosi acquisti dell’aereo europeo Euro Fighter Typhoon.
Con i 15 miliardi che si potrebbero risparmiare cancellando l’acquisizione degli F-35 JSF si potrebbero fare molte cose: ad esempio costruire duemila nuovi asili nido pubblici, mettere in sicurezza le oltre diecimila scuole pubbliche che non rispettano la legge 626 e le normative antincendio, garantire un’indennità di disoccupazione di 700 euro per sei mesi ai lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro.
Siamo convinti che in un momento di crisi economica per prima cosa siano da salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini, investendo i fondi pubblici per creare presupposti ad una crescita reale del Paese senza gettare i soldi in un inutile e costoso aereo da guerra.

PER QUESTO CHIEDIAMO AL GOVERNO DI NON PROCEDERE ALL’ACQUISTO DEI 131 CACCIABOMBARDIERI F35 E DESTINARE I FONDI RISPARMIATI ALLA GARANZIA DEI DIRITTI DEI PIU’ DEBOLI ED ALLO SVILUPPO DEL PAESE INVESTENDO SULLA SOCIETÀ, L’AMBIENTE, IL LAVORO E LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE.

Scomparsa di Don Gallo, il cordoglio dell’Anpi

La segreteria nazionale Anpi esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Don Gallo e si stringe attorno alla Comunità di San Benedetto e dei cittadini di Genova. Il Paese intero perde con Don Gallo un autentico servitore dell’antifascismo e della Costituzione. Un esempio, non un’omelia. Un partigiano della solidarietà, della giustizia sociale, dei diritti. Esempio della Resistenza che amava nominare in ogni occasione. La memoria di Don Gallo, delle sue lotte e del suo impegno non ci abbandonerà. La porteremo nel cuore e nella coscienza. Fino a farla scendere nelle piazze, tra la gente. Con la Costituzione in mano.

Segreteria Nazionale Anpi