Ballata: omaggio a Wyslava Szymborska

Ieri sera a Mirano in Villa Belvedere Licia Maglietta con Angela Annese ha portato in scena un reading di poesie della poetessa polacca premio nobel Wyslava Szymborska. Questa è una delle poesie lette durante la serata.

L’odio  

Guardate com’è sempre efficiente,
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l’odio.
Con quanta facilità supera gli ostacoli.
Come gli è facile avventarsi, agguantare.
Non è come gli altri sentimenti.
Insieme più vecchio e più giovane di loro.
Da solo genera le cause
che lo fanno nascere.
Se si addormenta, il suo non è mai un sonno eterno.
L’insonnia non lo indebolisce, ma lo rafforza.
Religione o non religione-
purché ci si inginocchi per il via.
Patria o no-
purché si scatti alla partenza.
Anche la giustizia va bene,  all’inizio.
Poi corre tutto solo.
L’odio. L’odio.
Una smorfia di estasi amorosa
gli deforma il viso.
Oh, questi altri sentimenti-
malaticci e fiacchi.
Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione è mai
giunta prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?
Lui solo trascina, che sa il fatto suo.
Capace, sveglio, molto laborioso.
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?
Diciamoci la verità:
sa creare bellezza.
Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.
Magnifiche le nubi degli scoppi nell’alba rosata.
Innegabile è il pathos delle rovine
e l’umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.
E’ un maestro del contrasto
tra fracasso e silenzio,
tra sangue rosso e neve bianca.
E soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata
In ogni instante è pronto a nuovi compiti.
Se deve aspettare, aspetterà.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro
– lui solo.

 

Almirante santo!!!

Lunedì 9 luglio su Rai1 è andata in onda, come ogni anno, la solita trasmissione su padre Pio, condotta da Massimo Giletti. Tra i tanti ospiti illustri non poteva mancare donna Assunta Almirante (introdotta come “la moglie di uno degli uomini politici più importanti del nostro paese”) che ha descritto un incontro avuto con il futuro santo: “non dimenticherò mai quando padre Pio predisse a mio marito  che sarebbe morto nel suo letto, non ti ammazzeranno, tu Giorgio sei un santo che cammina” e via di seguito con filmati sul dirigente fascista e altri commenti sull’incontro tra i due.

Su Almirante e sulla sua “santità” è stato scritto anche in queste pagine in occasione del fallito tentativo di intitolargli una via a Mirano, ma è sempre meglio ricordare le sue parole contenute nel “La difesa della razza” del 5 maggio 1942:

Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto lo spirito alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti, finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome  e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose – fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue.

Per quanto riguarda padre Pio e capire il perchè di tanta benevolenza nei confronti di un fascista e razzista bisogna ricordare un episodio della sua vita descritto dallo storico Sergio Luzzato nel suo libro “Padre Pio, Miracoli e politica nell’Italia del novecento, 2007, Einaudi, Torino pagg. 97-98”:

«Nell’autunno del 1920, fu per ragioni più sanguinose delle stigmate di padre Pio che s. Giovanni Rotondo fece notizia su tutti i giornali d’Italia (…) Il mattino del 14, l’eccidio annunciato: un corteo socialista, un contro-corteo  antisocialista, un pugnale sguainato, due esplosioni, la truppa che spara, quattordici contadini morti sul campo (tutti appartenenti al campo dei “rossi”) (…) quanto a padre Pio, la strage a pochi passi dalla sua cella non sembrò lasciare sull’animo del frate stigmatizzato tracce più visibili di quelle che la lontana ecatombe della grande guerra avesse lasciato sull’animo del prete- soldato Forgione (…) Tuttavia, se pure la figura di padre Pio non occupò che lo fondo della scena, la sua presenza in loco risultò determinante in due circostanze. Lo fu alla vigilia del massacro, nell’agosto, quando un gesto pubblico del “santo” ( la mano destra alzata, l’autore ne parla a pag.99 n.d.r.) suggellò l’unità del fascio contro i socialisti. E lo fu all’indomani del massacro, quando nell’entourage di padre Pio venne ammesso il capo dello squadrismo foggiano: abbozzo provinciale di quello che il clerico-fascismo sarebbe poi divenuto su scala nazionale»

Il capo dello squadrismo foggiano di cui parla Luzzato non è altri che Giuseppe Caradonna padre di Giulio Caradonna  un altro picchiatore fascista con cui padre Pio intrattenne rapporti e tutti e due erano importanti esponenti del MSI diretto da Almirante. Un’altra cosa da sottolineare: a san Giovanni Rotondo, nelle elezioni che vinsero i socialisti, padre Pio appoggiava il blocco dei clericali, fascisti ed ex-combattenti denominati “Arditi di Cristo”.

La registrazione dell’intervista: intervista di giletti a donna assunta almirante

Un articolo di Franco Cardini sul Libro di Luzzato: http://www.toscanaoggi.it/notizia_3.php?IDCategoria=205&IDNotizia=8863

Un altro libro su padre Pio: http://www.kaosedizioni.com/index.php?option=com_k2&view=item&id=77:santo-impostore&Itemid=14

12 Luglio a Roma: No agli F35!

 75.000 firme di cittadini, 650 associazioni, il sostegno di oltre 50 Enti Locali (tra Regioni, Province e Comuni). Saranno questi i protagonisti della giornata di mobilitazione che la campagna “Taglia le ali alle armi” (promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci! e Tavola della Pace) ha deciso di organizzare giovedì 12 luglio, come momento conclusivo della seconda fase di azione prevista dalla campagna stessa. Negli ultimi mesi l’attenzione sul tema delle spese militari e del particolare spreco costituito dai caccia Joint Strike Fighter è cresciuta moltissimo anche grazie a tutte le informazioni diffuse dalle associazioni e dai gruppi che hanno sostenuto “Taglia le ali alle armi”. Dai problemi tecnici ai costi sempre in aumento, dai dubbi di tutti gli altri paesi partner alla ostinata decisione di continuare l’acquisto da parte del nostro Ministero della Difesa, alle inesistenti “penali” sulla cancellazione dell’acquisto l’opinione pubblica ha avuto modo in questi ultimi mesi di capire meglio cosa sta dietro al progetto del caccia F-35. E comprendere come si tratti dell’ennesimo e gigantesco spreco di denaro pubblico a sostegno delle spese militari distolto invece da usi socialmente ed ambientalmente più utili e necessari. Per sostenere il nostro rinnovato appello al Governo per un cambio di linea su questo progetto – anche a nome delle migliaia di persone che hanno sostenuto la campagna – l’appuntamento è per le 12.30 di giovedì 12 luglio a Roma. Ulteriori dettagli verranno diffusi dal sito ufficiale della campagna a breve. La mobilitazione di piazza sarà preceduta da una Conferenza Stampa al Senato della Repubblica incentrata sulla posizione della nostra campagna in merito alla revisione dello strumento militare (il cosiddetto DDL Di Paola) in corso di discussione in Parlamento: un provvedimento che non porterà a nessun vero risparmio ma sposterà l’impiego di risorse pubbliche verso nuovi acquisti di sistemi d’arma, come anche confermato dalle decisioni prese nell’ambito della “spending review”. Mentre il Governo ha infatti deciso di intervenire ancora una volta in maniera drastica sulla spesa sociale e sanitaria, le riduzioni per la Difesa e per l’acquisto di armamenti si limitano a poche decine di milioni e definiscono una diminuzione degli effettivi delle Forze Armate che si realizzerà solo dopo diversi anni. Nel contempo non vengono toccati gli investimenti per l’acquisto di armamenti: un’ipotesi di taglio di 100 milioni anno sui capitoli di spesa per le armi è stata infatti all’ultimo momento rigettata.

www.disarmo.org/nof35

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/10/spending-review-alla-difesa-tagli-solo-alle-missioni-allestero-restano-f35/289679/

29 giugno 1944: la strage di Civitella in Val di Chiana

Il 18 giugno 1944 arrivò nel paese di Civitella un gruppo di partigiani:  entrati nel circolo ricreativo vi trovarono quattro soldati tedeschi. Nello scontro che ne seguì due dei tedeschi rimasero uccisi, gli altri invece riuscirono a scappare e a raggiungere dei commilitoni più a valle.
Dopo questi fatti la popolazione di Civitella abbandonò in massa il paese. Ci furono perquisizioni e violenze ma nessuno si fece delatore, tant’è che venne imposto un ultimatum di 24 ore e se entro quel tempo non fossero stati comunicati al comando tedesco i nominativi dei partigiani coinvolti vi sarebbero state rappresaglie.
I giorni passarono, da parte tedesca venne l’assicurazione che l’uccisione dei tre soldati (uno dei due che si erano salvati era poi morto per le ferite) era stata vendicata in scontri diretti coi partigiani e che Civitella poteva stare tranquilla.
Il 29 di giugno a Civitella si festeggiavano i santi Pietro e Paolo e per le assicurazioni avute dai tedeschi quasi tutti gli abitanti rientrarono in paese. In realtà era una trappola: nella notte vari reparti circondarono Civitella, Cornia e San Pancrazio.
Durante la messa della mattina i soldati irruppero in chiesa e fecero uscire tutti, dividendo gli uomini dalle donne e i bambini. Poi, dopo aver indossato dei grembiuli per non macchiare le divise, iniziarono a uccidere gli uomini a gruppi di cinque con un colpo alla nuca. Don Lazzeri, arciprete di Civitella, pur potendo facilmente sottrarsi alla morte scelse di condividere la sorte dei suoi parrocchiani e per questo è stato insignito della medaglia d’oro al valor civile.
Scamparono solo un seminarista che scartò all’ultimo il colpo che doveva ucciderlo gettandosi dalle mura e un padre con una bambina in braccio, fatto fuggire di nascosto da un soldato. Dall’altra parte l’ufficiale nazista ucciderà uno dei suoi soldati perchè si era rifiutato di partecipare al massacro.
Il paese venne poi dato alle fiamme, e così morirono anche quelli che si erano nascosti nelle cantine e nelle soffitte.
Oltre cento furono i morti nella piazza di Civitella e fra gli uomini pochissimi scamparono.
Nel giugno del ’44 l’area fra Civitella, Monte San Savino e Bucine contò 230 vittime.

La locandina con il programma delle commemorazioni: https://docs.google.com/open?id=0B2Fig3cDXuVMYW1KNEVQcHJJNms

Sulle inchieste giudiziarie:   http://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2012/03/08/678320-stragi_civitella_falzano.shtml

La sentenza sui risarcimenti delle stragi naziste:  http://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2012/02/03/662900-corte_internazionale_dell.shtml

Un commento sulla sentenza dell’Aja: http://www.iljester.it/la-germania-ci-frega-i-risarcimenti-per-la-strage-nazista-di-civitella-la-sentenza-del-giudice-italiano-dovra-essere-resa-inefficace.html

Eccidio di Riva del Garda

Riceviamo questa comunicazione dall’ANPI del Trentino:

V’informiamo sulle manifestazioni organizzate a Riva del Garda e a Rovereto in memoria dell’eccidio nazista del 28 giugno (Riva – Arco-Nago) e dell’avv. Bettini a Rovereto.
In questa zona si era costituito un gruppo antifascista di studenti del liceo classico attorno alla figura del prof. Guido Gori, denominato “Amici della montagna”. Con l’arrivo dell’insegnante, ex ufficiale degli alpini, Gastone Franchetti, ancora prima dell’ 8 settembre 1943, con questo gruppo ed altri si forma la Brigata Cesare Battisti che segna anche l’inizio delle formazioni Fiamme Verdi. Una spia infiltrata, causa una spietata retata nazista che trucida 16 giovani. Gastone Franchetti, nonostante spietate torture, non parla e sarà fucilato a Bolzano. Giuseppe Porpora sarà fucilato assieme ad altri 5 partigiani a Ponzaso. In questa occasione si decapita anche la rete del Cln di Trento e Rovereto. A Rovereto è assassinato il capo del Cln avv. Angelo Bettini. A Trento è catturato il capo del Cln trentino conte Giannantonio Manci che dopo orrende torture, per non parlare, si suiciderà gettandosi dal 4° piano della sede della Gestapo di Bolzano.

Il presidente Anpi del Trentino
Sandro Schmid

Volantino delle manifestazioni: https://docs.google.com/open?id=1VkYmNoQzdaDmTmQJUrkxAWxmka-Uc9-hYrwymAUxeEbfXhygbuXIRTIKrdxw

È stato morto un ragazzo

Federico Aldrovandi muore alle sei del mattino del 25 settembre 2005, a Ferrara, durante un controllo di polizia. Una morte misteriosa sulla quale si indaga, ma inizialmente tutto pare destinato all’archiviazione. Non finirà così. Perché, dopo nuove indagini e un processo, il 6 luglio del 2009 quattro agenti vengono condannati, in primo grado, a tre anni e sei mesi per eccesso colposo in omicidio colposo. Il 21 giugno 2012 la Corte di Cassazione conferma la sentenza di primo grado.
Oggi va in onda su RAI News alle ore 21.30 “E’ stato morto un ragazzo”, il documentario di Filippo Vendemmiati che racconta questa storia.
La ricostruzione televisiva è affidata a testimonianze ufficiali e può contare sulla diretta consulenza degli avvocati di parte civile e della madre Patrizia, che – insieme al marito – non si è fermata davanti alla versione “ufficiale” che parlava di morte per overdose e nemmeno davanti al silenzio dei media.
La prima parte è dedicata ai fatti e ai misteri legati a quella mattina e alle ore successive, la seconda al processo e ai suoi numerosi colpi di scena, mentre il finale – partendo dagli interrogativi rimasti senza risposta – tenta una spiegazione verosimile degli avvenimenti.
Il titolo scelto, “È stato morto un ragazzo”, fa riferimento alla vicenda di Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio ucciso in un autogrill da un proiettile vagante, partito dalla pistola di un poliziotto. Quella frase, sgrammaticata ed efficace insieme, fu pronunciata da un collega del poliziotto, e rappresenta bene – secondo Vendemmiati – anche le ambiguità della tragedia di Federico, in bilico tra omicidio e casualità.

“E’ stato morto un ragazzo” è stato presentato con successo al Festival del Cinema di Venezia e ha vinto il David di Donatello 2011 come miglior documentario e rappresenta un esempio importante del ruolo della informazione pubblica al servizio delle battaglie di  dignità e di civiltà.

Il blog della mamma di Federico: http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/

http://www.articolo21.org/2012/06/sentenza-aldrovandi-al-ministro-cancellieri-scappa-il-condizionale-appello-per-introduzione-in-italia-del-reato-di-tortura/
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/06/21/news/aldrovandi_sentenza_cassazione-37630821/

“La svastica sul Partenone” di Furio Colombo

Tre volte il nazismo ha attraversato il mondo. La prima volta ha avuto il volto della feroce distruzione di Adolf Hitler. Fino alla sconfitta rovinosa e al suicidio, ma dopo 50 milioni di morti. La seconda volta è stata quasi solo immaginazione, cinema, libri, disegni, evocazioni per esorcizzare l’incubo, che è passato molto lentamente, di quando in quando parodiato da bravate e gesti di violenza insensata, nuclei di sottocultura malavitosa che possono avere eseguito qualche ordine balordo, ma senza mai alcun diritto di rappresentanza e di parola. La terza volta è adesso, in Grecia. In un momento disperato nella vita di quel Paese, in pochi mesi nasce, si espande, si rafforza, in due diverse elezioni, un partito nazista, Alba dorata, che raggiunge adesso il 6 per cento e la presenza in Parlamento non benché nazista ma perché nazista. Leggi tutto ““La svastica sul Partenone” di Furio Colombo”

Premi fascisti

Da Wikipedia: “La Xª Flottiglia MAS, anche nota come Decima MAS, fu un’unità speciale della Regia Marina italiana, il cui nome è legato a numerose imprese belliche di assalto, incursione o guerra insidiosa. Junio Valerio Borghese fu comandante della X MAS durante la seconda guerra mondiale e aderì alla Repubblica Sociale Italiana combattendo a fianco dei tedeschi contro il Regno d’Italia, contro l’esercito anglo-americano e contro la Resistenza. Il 17 febbraio 1949, una sentenza dichiarò Borghese colpevole del reato di collaborazione militare con i tedeschi per aver fatto eseguire ai suoi uomini “continue e feroci azioni di rastrellamento” ai danni dei partigiani che, di solito, si concludevano con “la cattura, le sevizie particolarmente efferate, la deportazione e l’uccisione degli arrestati”.
La notizia è di ieri: al comune di Roma il sindaco e camerata Alemanno ha ospitato per la terza volta un premio intitolato a Bartolo Gallitto (“la RSI significa onore e libertà”), ex marò della decima mas, e a Raffaella Duelli, un ausiliaria della stessa flottiglia. Qualcuno che non vale la pena citare ha detto che non è una “manifestazione nostalgica, solo un premio che ricorda due grandi cittadini romani”: bisognerebbe ricordare al sindaco e ai suoi camerati che lui ha giurato sulla Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza. Intitolare un premio a due esponenti di una formazione repubblichina riconosciuta come una  banda di assassini e di torturatori rappresenta l’ennesima offesa alla memoria di quei giovani che fecero un’altra scelta e combatterono e morirono per far nascere quella stessa Costituzione oggi dimenticata e insultata dai nostalgici del fascismo vecchi e nuovi. C’è ancora da RESISTERE!

Sapere per non dimenticare

Una vera scienza storica non può avere niente in comune  con l’affermazione che gli atti e le decisioni di una sola persona possano essere causa  di una guerra Mondiale. Con questa iniziativa si tenterà, attraverso vari incontri, di analizzare l’hitlerismo in Germania ed il fascismo in Italia, da  chi sono stati messi in piedi, chi li ha  armati e quali erano i veri obiettivi del capitale finanziario internazionale, occulto finanziatore di questa forza d’urto criminale.
Nella serata  di Venerdì 22 giugno alle ore 20.45 in Sala Errera a Mirano con l’aiuto di due storici potremmo conoscere e approfondire la fase più tragica e drammatica della  Seconda Guerra mondiale nella  parte iniziale con l’invasione dell’ URSS e nella parte finale con lo sbarco in Normandia, soprattutto dal punto di vista militare ed economico, non slegato dalle conseguenze distruttive, la più distruttiva delle guerre che la storia ricordi e che l’umanità ha patito con 50 milioni di morti.