Graziani e il mausoleo

Graziani (secondo da destra) con Himmler (quarto da destra), Heydrich (secondo da sinistra) e altri caporioni nazi e fascisti al funerale del capo della polizia Bocchini, Roma, 21 novembre 1940

Un bellissimo e definitivo articolo sul criminale di guerra Graziani è stato pubblicato nel sito http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=9360 . Non perdetelo!

 

XVI vertice del Nam (Movimento Paesi non-allineati)

La chiusura di questo importante simposio avvenuta alla fine della settimana scorsa non è stata citata da nessun quotidiano, lasciando così “fuori della porta” più di cento Paesi e, soprattutto, il loro documento finale che dovrebbe essere una sintesi del  pensiero della maggior parte degli Stati di questo mondo. Da notare la presenza del Segretario delle NU. Sicuramente assente sarà stato il giornalista Bernardo Valli che una settimana fà, quando ancora  a Teheran non c’era proprio nessuno ha sentenziato sulla Repubblica “Quel baccanale dell’assurdo dei “non allineati “riuniti a Teheran”. Così da quel giorno è calato il silenzio-stampa, almeno in Italia, sul  rumore fastidioso di questi 5 miliardi di persone che potrebbe essere e diventare troppo assordante.

http://italian.irib.ir/analisi/interviste/item/112753-giulietto-chiesa-a-radio-italia-irib-vertice-nam-a-teheran-di-grande-importanza-strategica-audio

http://www.infopal.it/xvi-vertice-del-nam-sostegno-alla-causa-palestinese/

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Isernia: condannati per aver cantato Bella Ciao

Incredibilmente, il Tribunale di Isernia ha condannato a una settimana di carcere – poi tramutata in multa – sette attivisti che nel settembre dello scorso anno contestarono una iniziativa dei fascisti di Casapound intonando ‘Bella Ciao’.
Mentre partecipavano ad una manifestazione di protesta contro una iniziativa di Casapound – i ‘fascisti del terzo millennio’, per loro stessa ammissione – hanno deciso di intonare Bella Ciao. Venerdì il Tribunale del capoluogo molisano li ha voluti ‘omaggiare’ di una settimana di carcere, convertita poi in una multa di 1350 euro a testa, condannandoli per ‘manifestazione non autorizzata’. Le vittime dell’incredibile vicenda sono sette attivisti di diverse organizzazioni aderenti al Comitato Antifascista del Molise che il 29 settembre del 2011 avevano promosso un sit in per contestare la concessione di una Sala della Provincia ai fascisti da parte dell’amministrazione. Non è chiaro su cosa si sia basata la magistratura per punire i contestatori, visto che il sit in era stato autorizzato verbalmente dai responsabili dell’ordine pubblico. Leggi tutto “Isernia: condannati per aver cantato Bella Ciao”

Targa in onore dei “martiri fascisti” a Catanzaro

Reggio Calabria: la piazza e l'arena annessa intitolata al fascista dei boia chi molla Ciccio Franco

Calabria, a quasi 70 anni dalla Liberazione e a 40 dalla stagione dei “Boia chi molla” di Ciccio Franco, c’è chi osanna ancora il fascismo cercando di fare leva anche sui luoghi sacri come un ceppo in provincia di Catanzaro dove, nel 1939, era stata eretta la statua della madonna di Monte Covello. Ai piedi di quella statua, qualcuno ha affisso una targa votiva in onore dei “martiri fascisti” e ha programmato per domani un raduno di “camerati” che si incontreranno per deporre un fascio di fiori prima di un “momento conviviale”. Leggi tutto “Targa in onore dei “martiri fascisti” a Catanzaro”

Petizione: banchieri dietro le sbarre!

Dal sito Indimedia (http://www.indimedia.it/?p=8184):

Tre giorni per agire. La petizione lanciata da avaaz.org, nel pieno della crisi economica mondiale, contiene una denuncia importante contro la lobby delle banche. Siamo di fronte alla peggior specie di reato. La realizzazione di puro profitto tramite il furto di soldi pubblici, utilizzando la manipolazione dei tassi d’interesse per frodare persone che lavorano una vita per vivere in semplice dignità. Invitiamo a sottoscrivere questa petizione per sferrare un duro colpo a delle organizzazioni legalizzate che però non hanno nulla da invidiare alla criminalità organizzata. Leggi tutto “Petizione: banchieri dietro le sbarre!”

19 luglio 1992: Strage di Via D’Amelio

Palermo, via D'Amelio - 19 luglio 1992: il capitano dei Carabinieri Giovanni Arcangioli con la borsa di Paolo Borsellino (foto di Paolo Francesco Lannino)

 Il 19 luglio 1992 un’autobomba fatta brillare in via Mariano D’Amelio a Palermo alle ore 16.58 e venti secondi causò la morte del Magistrato Paolo Borsellino e dei cinque Agenti della Polizia di Stato Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina ed Agostino Catalano. Nonostante la magistratura abbia ottenuto fondamentali risultati nell’accertamento della matrice mafiosa della strage e nell’individuazione dei responsabili interni all’associazione criminale Cosa Nostra, pesanti zone d’ombra permangono sulle entità esterne all’organizzazione mafiosa che con questa hanno interagito nella deliberazione ed esecuzione del piano stragista. L’accelerazione imposta alla fase esecutiva della strage matura infatti dall’incontro delle esigenze di Cosa Nostra e di quei soggetti esterni all’organizzazione “in qualche modo interessati a condizionare i moventi e i ragionamenti dei malavitosi e\o in certe circostanze a svolgere una vera e propria opera di induzione al delitto” (sentenza d’appello Borsellino bis, cap. V). Leggi tutto “19 luglio 1992: Strage di Via D’Amelio”

Shoah, trovato a Budapest il criminale di guerra nazista più ricercato

Dopo una caccia durata oltre 15 anni, è stato ritrovato in Ungheria il criminale di guerra nazista più ricercato, Laszlo Csatary. Il centro ‘Simon Wiesenthal’ ha annunciato di aver fornito a Budapest “nuove prove” per dimostrare che si nascondeva in un quartiere della capitale, dopo che l’anno scorso aveva dato ai reporter britannici indicazioni per localizzarlo. Il giornale britannico Sun on Sunday, che ha dato l’annuncio, scrive che Csatary, 97 anni, è accusato di aver contribuito a sterminare 15.700 ebrei ad Auschwitz. Leggi tutto “Shoah, trovato a Budapest il criminale di guerra nazista più ricercato”

Almirante santo!!!

Lunedì 9 luglio su Rai1 è andata in onda, come ogni anno, la solita trasmissione su padre Pio, condotta da Massimo Giletti. Tra i tanti ospiti illustri non poteva mancare donna Assunta Almirante (introdotta come “la moglie di uno degli uomini politici più importanti del nostro paese”) che ha descritto un incontro avuto con il futuro santo: “non dimenticherò mai quando padre Pio predisse a mio marito  che sarebbe morto nel suo letto, non ti ammazzeranno, tu Giorgio sei un santo che cammina” e via di seguito con filmati sul dirigente fascista e altri commenti sull’incontro tra i due.

Su Almirante e sulla sua “santità” è stato scritto anche in queste pagine in occasione del fallito tentativo di intitolargli una via a Mirano, ma è sempre meglio ricordare le sue parole contenute nel “La difesa della razza” del 5 maggio 1942:

Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto lo spirito alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti, finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome  e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose – fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue.

Per quanto riguarda padre Pio e capire il perchè di tanta benevolenza nei confronti di un fascista e razzista bisogna ricordare un episodio della sua vita descritto dallo storico Sergio Luzzato nel suo libro “Padre Pio, Miracoli e politica nell’Italia del novecento, 2007, Einaudi, Torino pagg. 97-98”:

«Nell’autunno del 1920, fu per ragioni più sanguinose delle stigmate di padre Pio che s. Giovanni Rotondo fece notizia su tutti i giornali d’Italia (…) Il mattino del 14, l’eccidio annunciato: un corteo socialista, un contro-corteo  antisocialista, un pugnale sguainato, due esplosioni, la truppa che spara, quattordici contadini morti sul campo (tutti appartenenti al campo dei “rossi”) (…) quanto a padre Pio, la strage a pochi passi dalla sua cella non sembrò lasciare sull’animo del frate stigmatizzato tracce più visibili di quelle che la lontana ecatombe della grande guerra avesse lasciato sull’animo del prete- soldato Forgione (…) Tuttavia, se pure la figura di padre Pio non occupò che lo fondo della scena, la sua presenza in loco risultò determinante in due circostanze. Lo fu alla vigilia del massacro, nell’agosto, quando un gesto pubblico del “santo” ( la mano destra alzata, l’autore ne parla a pag.99 n.d.r.) suggellò l’unità del fascio contro i socialisti. E lo fu all’indomani del massacro, quando nell’entourage di padre Pio venne ammesso il capo dello squadrismo foggiano: abbozzo provinciale di quello che il clerico-fascismo sarebbe poi divenuto su scala nazionale»

Il capo dello squadrismo foggiano di cui parla Luzzato non è altri che Giuseppe Caradonna padre di Giulio Caradonna  un altro picchiatore fascista con cui padre Pio intrattenne rapporti e tutti e due erano importanti esponenti del MSI diretto da Almirante. Un’altra cosa da sottolineare: a san Giovanni Rotondo, nelle elezioni che vinsero i socialisti, padre Pio appoggiava il blocco dei clericali, fascisti ed ex-combattenti denominati “Arditi di Cristo”.

La registrazione dell’intervista: intervista di giletti a donna assunta almirante

Un articolo di Franco Cardini sul Libro di Luzzato: http://www.toscanaoggi.it/notizia_3.php?IDCategoria=205&IDNotizia=8863

Un altro libro su padre Pio: http://www.kaosedizioni.com/index.php?option=com_k2&view=item&id=77:santo-impostore&Itemid=14

12 Luglio a Roma: No agli F35!

 75.000 firme di cittadini, 650 associazioni, il sostegno di oltre 50 Enti Locali (tra Regioni, Province e Comuni). Saranno questi i protagonisti della giornata di mobilitazione che la campagna “Taglia le ali alle armi” (promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci! e Tavola della Pace) ha deciso di organizzare giovedì 12 luglio, come momento conclusivo della seconda fase di azione prevista dalla campagna stessa. Negli ultimi mesi l’attenzione sul tema delle spese militari e del particolare spreco costituito dai caccia Joint Strike Fighter è cresciuta moltissimo anche grazie a tutte le informazioni diffuse dalle associazioni e dai gruppi che hanno sostenuto “Taglia le ali alle armi”. Dai problemi tecnici ai costi sempre in aumento, dai dubbi di tutti gli altri paesi partner alla ostinata decisione di continuare l’acquisto da parte del nostro Ministero della Difesa, alle inesistenti “penali” sulla cancellazione dell’acquisto l’opinione pubblica ha avuto modo in questi ultimi mesi di capire meglio cosa sta dietro al progetto del caccia F-35. E comprendere come si tratti dell’ennesimo e gigantesco spreco di denaro pubblico a sostegno delle spese militari distolto invece da usi socialmente ed ambientalmente più utili e necessari. Per sostenere il nostro rinnovato appello al Governo per un cambio di linea su questo progetto – anche a nome delle migliaia di persone che hanno sostenuto la campagna – l’appuntamento è per le 12.30 di giovedì 12 luglio a Roma. Ulteriori dettagli verranno diffusi dal sito ufficiale della campagna a breve. La mobilitazione di piazza sarà preceduta da una Conferenza Stampa al Senato della Repubblica incentrata sulla posizione della nostra campagna in merito alla revisione dello strumento militare (il cosiddetto DDL Di Paola) in corso di discussione in Parlamento: un provvedimento che non porterà a nessun vero risparmio ma sposterà l’impiego di risorse pubbliche verso nuovi acquisti di sistemi d’arma, come anche confermato dalle decisioni prese nell’ambito della “spending review”. Mentre il Governo ha infatti deciso di intervenire ancora una volta in maniera drastica sulla spesa sociale e sanitaria, le riduzioni per la Difesa e per l’acquisto di armamenti si limitano a poche decine di milioni e definiscono una diminuzione degli effettivi delle Forze Armate che si realizzerà solo dopo diversi anni. Nel contempo non vengono toccati gli investimenti per l’acquisto di armamenti: un’ipotesi di taglio di 100 milioni anno sui capitoli di spesa per le armi è stata infatti all’ultimo momento rigettata.

www.disarmo.org/nof35

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/10/spending-review-alla-difesa-tagli-solo-alle-missioni-allestero-restano-f35/289679/

29 giugno 1944: la strage di Civitella in Val di Chiana

Il 18 giugno 1944 arrivò nel paese di Civitella un gruppo di partigiani:  entrati nel circolo ricreativo vi trovarono quattro soldati tedeschi. Nello scontro che ne seguì due dei tedeschi rimasero uccisi, gli altri invece riuscirono a scappare e a raggiungere dei commilitoni più a valle.
Dopo questi fatti la popolazione di Civitella abbandonò in massa il paese. Ci furono perquisizioni e violenze ma nessuno si fece delatore, tant’è che venne imposto un ultimatum di 24 ore e se entro quel tempo non fossero stati comunicati al comando tedesco i nominativi dei partigiani coinvolti vi sarebbero state rappresaglie.
I giorni passarono, da parte tedesca venne l’assicurazione che l’uccisione dei tre soldati (uno dei due che si erano salvati era poi morto per le ferite) era stata vendicata in scontri diretti coi partigiani e che Civitella poteva stare tranquilla.
Il 29 di giugno a Civitella si festeggiavano i santi Pietro e Paolo e per le assicurazioni avute dai tedeschi quasi tutti gli abitanti rientrarono in paese. In realtà era una trappola: nella notte vari reparti circondarono Civitella, Cornia e San Pancrazio.
Durante la messa della mattina i soldati irruppero in chiesa e fecero uscire tutti, dividendo gli uomini dalle donne e i bambini. Poi, dopo aver indossato dei grembiuli per non macchiare le divise, iniziarono a uccidere gli uomini a gruppi di cinque con un colpo alla nuca. Don Lazzeri, arciprete di Civitella, pur potendo facilmente sottrarsi alla morte scelse di condividere la sorte dei suoi parrocchiani e per questo è stato insignito della medaglia d’oro al valor civile.
Scamparono solo un seminarista che scartò all’ultimo il colpo che doveva ucciderlo gettandosi dalle mura e un padre con una bambina in braccio, fatto fuggire di nascosto da un soldato. Dall’altra parte l’ufficiale nazista ucciderà uno dei suoi soldati perchè si era rifiutato di partecipare al massacro.
Il paese venne poi dato alle fiamme, e così morirono anche quelli che si erano nascosti nelle cantine e nelle soffitte.
Oltre cento furono i morti nella piazza di Civitella e fra gli uomini pochissimi scamparono.
Nel giugno del ’44 l’area fra Civitella, Monte San Savino e Bucine contò 230 vittime.

La locandina con il programma delle commemorazioni: https://docs.google.com/open?id=0B2Fig3cDXuVMYW1KNEVQcHJJNms

Sulle inchieste giudiziarie:   http://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2012/03/08/678320-stragi_civitella_falzano.shtml

La sentenza sui risarcimenti delle stragi naziste:  http://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2012/02/03/662900-corte_internazionale_dell.shtml

Un commento sulla sentenza dell’Aja: http://www.iljester.it/la-germania-ci-frega-i-risarcimenti-per-la-strage-nazista-di-civitella-la-sentenza-del-giudice-italiano-dovra-essere-resa-inefficace.html