50 veterani di guerra americani restituiscono le medaglie (2012)

http://youtu.be/RDcL4xtQwds

Durante il Vertice NATO del 21-05-2012 a Chicago, almeno 50 veterani della US-Army buttano via le loro decorazioni militari e mostrano così al mondo quanto sia controproduttiva e stupida la guerra.

“Il mio nome è Greg Miller. Sono un veterano della Us-Army Infantry e nel 2009 sono stato impiegato in Irak. L’apparato militare distribuisce queste medaglie scadenti ai soldati, ai parenti dei soldati, e cerca così di riempire il vuoto dove prima c’era la loro coscienza, prima che la distruggessero con l’indrottinamento. Ma questo con me non ha funzionato e per questo sono qui per restituire la mia “National Defense Medal” e la “Global War on Terrorism Medal”. Perchè sono solo bugie”.

“Il mio nome è Vince Emanuel e ho prestato servizio nell’Us Marine Corps. Prima cosa, questo è per le persone in Irak e in Afghanistan. Seconda cosa, questo è per i nostri veri antenati. Parlo del movimento studentesco pacifico. Parlo dei Black Panters. Parlo del movimento per i diritti civili. Parlo dei sindacati. Parlo dei nostri fratelli e sorelle socialisti, dei nostri fratelli e sorelle comunisti, dei nostri fratelli e sorelle anarchici, parlo dei nostri fratelli e sorelle del movimento ambientalista. Questi sono i nostri veri nostri antenati. E per finire, il punto più importante. I nostri nemici non vivono 10000 km lontani da qui ma stanno seduti nei consigli di amministrazione, sono i capi dei gruppi industriali, sono i banchieri, sono i manager. Non vivono 10000 km lontani da qui. I nostri nemici sono qui davanti a noi e li vediamo tutti i giorni. E non sono gli uomini e le donne della polizia che abbiamo qui davanti. Sono i milionari e i miliardari che controllano questo pianeta e noi ne abbiamo abbastanza di loro. Si possono riprendere le medaglie.”

Il comunista Rizzo e il Pdl: “Un insulto B. come Moranino”


“Una bestemmia”: così Marco Rizzo e Massimo Recchioni del Partito comunista definiscono il paragone tra Berlusconi e Francesco Moranino, il partigiano passato alla storia con il nome di battaglia “Capitano Gemisto”. I due esponenti del Pc, insieme alla figlia di Moranino, ieri mattina hanno organizzato un incontro a Montecitorio per smontare l’analogia tra Moranino e Berlusconi suggerita dal senatore del Popolo delle Libertà. Secondo l’esponente azzurro, il partigiano ed ex parlamentare Pci avrebbe beneficiato della grazia concessa dall’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat per evitare il carcere e tornare a Palazzo Madama. La stessa cosa cui punta il leader del Centrodestra. “Berlusconi ha tanti avvocati a libro paga – tuona Recchioni – ma non è ben consigliato. Moranino rinunciò alla grazia di Saragat e rimase esule a Praga. Per ritornare in Italia a fare politica attese l’amnistia, perché solo questa cancella l’interdizione dai pubblici uffici e tutte le altre pene accessorie. E poi Moranino di carcere ne ha fatto tanto durante il ventennio”. Il partigiano era stato condannato per l’omicidio di sette presunte spie fasciste. (da “Il Fatto”)

Il video della conferenza stampa alla Camera dei Deputati:

Raduno fascista a Revine Lago

Armando Grava, uno dei martiri partigiani di Revine Lago

Dopo il raduno degli skinheads, i fascisti di casapound si ritrovano dal 12 al 15 settembre a Revine Lago, con un programma a base di incontri, concerti nazirock e dimostrazioni “muscolari” varie, il tutto trasmesso via web con il supporto di Radio Bandiera Nera, la radio del gruppo. Fascisti che fanno festa, in un luogo che ha visto nascere diverse Brigate Partigiane, che ha visto la vera natura del fascismo con uccisioni, deportazioni, case distrutte.

Il Comune ha infatti pagato un altissimo contributo di vite umane, di deportazioni, di indicibili distruzioni: 40 case di abitazione (12% del totale) e circa 60 casere e stalle incendiate nei ripetuti rastrellamenti, incursioni e rappresaglie, eseguiti dalle SS e dalle Brigate nere. Revine Lago risulta, dopo Pieve di Soligo, ed in rapporto al numero degli abitanti, il Comune più danneggiato della Provincia. Il 12 marzo del 1945, in uno degli ennesimi rastrellamenti, viene catturato Armando Grava, staffetta della Brigata Partigiana “Tollot”. Il coraggioso e sfortunato giovane viene sottoposto ad ogni sorta di torture e di sevizie. Sotto stringente interrogatorio, si addossa la responsabilità del ferimento del tedesco e, a conferma di quanto dichiarato, si fa condurre nel luogo dove ha nascosto il proprio mitra. Egli, pur conoscendo tutto della formazione partigiana, non si lascia sfuggire neppure una parola. I fascisti non desistono ed usano tutti i sistemi per farlo parlare. Dopo quattro giorni di continui interrogatori e torture, il giorno 17 marzo, mentre continua il rastrellamento, il giovane Armando viene trasferito nel paese di Lago e precisamente nella trattoria di fronte alla chiesa, dove viene sottoposto ad un nuovo terribile interrogatorio. Questa volta, anche alla presenza della madre e della sorella. Su di lui compiono le più efferate sevizie e violenze. Una ausiliaria fascista, con le forbici, gli taglia la carne degli zigomi, delle sopracciglia, dei testicoli; sulle ferite passa poi della tintura di jodio. Sono quattro giorni di inutili ,tentativi, per strappargli qualche notizia su persone e fatti che egli conosceva bene; quattro giorni di incredibili sofferenze per il povero Armando. Il 17 marzo, con il pretesto di condurlo ad una medicazione si dirigono verso Revine e al confine con Vittorio Veneto, il patriota viene ucciso con una raffica di mitra. Gli gettano sopra il capo un grosso macigno e lo abbandonano sulla strada.

Casapound, dice il sindaco, non ha chiesto permessi perchè la festa è in un luogo privato, lo stesso del raduno degli skinheads di qualche hanno fa. Belle parole, da un sindaco che rappresenta una comunità che ha provato sulla propria pelle il fascismo e quello che rappresenta. Oggi Umberto Lorenzoni “Eros”, segretario dell’Anpi di Treviso, avrà un incontro con questa persona, e ribadirà che ogni rappresentazione ispirata al fascismo in Italia è vietata dalla Costituzione Italiana. Tutti gli antifascisti dovrebbero mobilitarsi e andare dal sindaco per pretendere il rispetto della Costituzione su cui ha giurato fedeltà.

Mariech 14 luglio 2013: Dalle montagne la Libertà

Il 14 luglio per la Libertà: per incontrarsi e ricordare. Alle  10:30 a Cima Mariech. Valdobbiadene (1435 m. s.l.m.).
Vi siete mai fermati a pensare ai luoghi della vostra memoria?
Vi sono luoghi che potrebbero regalarvi lo spaziare degli occhi, il colore dei prati, la serenità di uno sguardo che dai declivi nelle giornate limpide giunge fino al mare.
Ognuno di essi ha una storia, fatta di uomini e donne, fatta di sudore e sguardi, fatta di condivisione spesso e di solitudine altre volte.
Poi vi sono luoghi in cui questo si lega alla Storia, Mariech è uno di questi. Mariech ha visto uomini e donne lottare per la libertà. Il cippo attorno al quale i ritroviamo ogni anno, in memoria dei 137 caduti civili e partigiani, ma che ricorda anche Salvedella, sede del Comando di Brigata, Forconeta, Garda, Pecol, S.Boldo e gli altri luoghi della fascia pedemontana che hanno ospitato, come il Cansiglio e la Pianura Veneta, i “Garibaldini” della Brigata “Mazzini, dalla fine del 1943 alla primavera del 1945, nella lotta contro il nazifascismo per la libertà e la democrazia. Luoghi che sono stati pieni di vita e speranze, luoghi che ne risuonano ora nel loro silenzioso ricordo.
Ci ritroviamo per far risuonare in quel silenzio un ricordo di parole, per condividerlo, mantenere ferma la memoria su quanto è stato conquistato ed impegnarci ogni giorno per guardare il mondo con quella consapevolezza: la difesa della libertà e della democrazia si costruisce ogni giorno, parlando, impegnandosi, raccontando e condividendo storie ed intenti .
Partigiani e bambini, uomini e donne, ragazzi. Esserci oggi ha quel senso.
Il senso di far anche sentire e vedere che siamo in molti a voler continuare a pensare il mondo come un luogo dove impegnarsi qui, ora, perché tutto questo venga difeso.
Un cippo è un luogo per fermarli quegli occhi, fermare i pensieri, ricordare insieme quanto queste vite abbiano lottato per la Libertà, la Democrazia, i Diritti.
E lasciar poi spaziare lo sguardo fino al mare, all’orizzonte.
Perché abbiamo avuto chi ha dato ai nostri occhi la libertà di poter pensare reali le parole orizzonte, futuro, domani.
Per chi non riuscisse a salire in montagna l’appuntamento è alle  12.30 all’osteria Al Codirosso di Nogarolo di Tarzo, per continuare la giornata insieme, condividere un tempo di discorsi e di stare insieme, per sostenere l’ANPI e perché anche da un bel modo di stare insieme parte il costruire la democrazia. (da http://www.anpitreviso.it)

Per prenotazioni, entro mercoledì 10 luglio
Piero Baratto 0423 981246
Luigi Polegato 3388658929
Pasquale Ruffo 043883422
Natalino Merotto 0438898303
ANPI povinciale 0422 260113

Venerdì 7 giugno: “Il terrorista” di Gianfranco De Bosio in Villa Errera a Mirano

Venerdì 7 giugno 2013 alle ore 20.45 a Mirano nella Sala conferenze di Villa Errera ci sarà la proiezione del film “Il terrorista” di Gianfranco De Bosio. Realizzato nel 1963 e restaurato di recente dalla Cineteca di Bologna che lo ha  trasferito su supporto digitale. Presenterà il film Marco Borghi, direttore dell’Isever. Il film, ispirato a episodi della Resistenza a Venezia, costituisce un documento importante nel panorama della filmografia resistenziale italiana.
Quindi un’occasione importante per vedere un’opera rara di assoluto valore sia dal punto di vista linguistico che del contributo offerto al dibattito su  temi  riguardanti le scelte di lotta ma anche di costruzione dello Stato Democratico.

Premio speciale della critica a Venezia nel 1963 è una rarità cinematografica che racconta la storia del comandate Renato, nome di battaglia di Otello Pighin, assistente di Ingegneria al Bo e comandante della brigata partigiana «Silvio Trentin», che nel gennaio 1945 fu catturato ed ucciso a Padova dai fascisti della Banda Carità. Un ruolo interpretato in modo incisivo da un allora trentenne Gian Maria Volontè. Il regista De Bosio (classe 1924) militò nella brigata Trentin e scelse di dedicare al suo comandante questa pellicola ambientandola a Venezia. Nel cast compaiono anche Philippe Leroy, Tino Carraro, Giulio Bosetti, Raffaella Carrà, Anouk Aimèe e l’editore Neri Pozza.

“È un film sulla Resistenza, non su Al Qaeda”, spiega Gianfranco De Bosio intervenuto in una recente proiezione del film a Roma. “Sono stupefatto di vedere tutta questa gente, forse questi ragazzi si aspettano qualcos’ altro, non sanno che la guerra di liberazione l’ abbiamo combattuta tra il ’43 e il ’45”. E lui infatti glielo ricorda, ai giovani spettatori: non si sa mai. Si dice emozionato di rivedere il film, dopo 44 anni: “è commovente, forse più interessante ora di quando è stato fatto”. Racconta dei tempi, gli anni 70, gli anni di piombo, in cui la Rai lo bandiva dai suoi palinsesti “per colpa del titolo”. A una domanda su che effetto faccia rivedere un film che ha 44 anni e soprattutto riascoltare quei dialoghi tra azionisti, comunisti e moderati (le tre anime della Resistenza), De Bosio sottolinea un aspetto subito evidente a tutti in sala, cioè l’ attualità di quei discorsi: “Si facevano allora ma non sono molto cambiati, anzi forse oggi determinate situazioni nel mondo sono peggiorate. Allora c’erano gli attualisti (liberali e Democrazia Cristiana) e i comunisti che erano più pragmatici”. “Il film ha un valore di testimonianza e anche tutti i dialoghi devono essere ascoltati con il senno di poi. Noi girammo quel film vent’anni dopo quegli avvenimenti. Dopo la guerra non avrei mai potuto raccontare in questo modo quella pagina così drammatica della mia storia personale. È un film che mi commuove sempre perché quello era il mio comandante. Egli lavorava come ingegnere a Padova, non a Venezia come nel film, ma come si vede nel film utopisticamente voleva un attentato al giorno: la tendenza era quella che ‘Non dovevamo dare requie al nemico’. Era un uomo valoroso, un membro del partito d’azione”. De Bosio continua sottolineando: “Noi nel film abbiamo cercato di rappresentare la storia del CLN in tutte le sue sfacettature”. E poi la Chiesa: “C’erano tanti preti comunisti, partigiani attivi anche nelle montagne ma c’erano anche preti fascisti. Nel mio film c’è questo prete che aiuta ‘a modo suo’. A Padova c’era una grande comunità di gesuiti che partecipava alla Resistenza ma come ho raccontato nel film davano la loro disponibilità, ospitalità ma volevano fortissimamente restare un gruppo d’appoggio con nessuna responsabilità diretta”. Per quanto riguarda Gian Maria Volontè “entrò così profondamente nella psicologia del mio comandante, entrò nella sua pelle, a tratti mi sembra proprio di rivedere lui… Purtroppo il mio comandante venne davvero ucciso mentre stava raggiungendo i dirigenti nascosti in ospedale come nel film”. Alla fine c’è un dialogo tra G. M. Volontè e Anouk Aimeè (che interpreta la moglie di Renato) riguardo al timore per quello che succederà dopo: lui si domanda “Io so che tutto questo prima o dopo finirà… ma tra vent’anni ci saremo tutti fatti anestetizzare dalla pace e dall’abbondanza?”. “Perché il timore del dopo c’è sempre stato. Nel caso specifico sentivamo come il discorso della resistenza fosse già storia. Questa frase è un avvertimento molto attuale e costante. Guai a farsi prendere dal quieto vivere, lì nasce il fascismo. È dato proprio dall’acquiscenza”.

Per arrivare alla Sala Conferenze di Villa Errera: mappa

“Il terrorista” di De Bosio, un film nascosto di Luisa Anna Meldolesi

Festa cittadina della pace e della legalità

Si svolgerà nelle piazze di Mirano la Festa della Pace e della legalità promossa dal Centro “S. Slavik” con un ricco programma di attività e spettacoli lungo tutto l’arco della giornata. L’Anpi di Mirano sarà presente con uno stand (con libri e documenti vari) in piazzetta V. Emanuele II. Vi aspettiamo numerosi.

Questo è il testo stilato dall’Anpi di Mirano in occasione di questa giornata:

La pace passa attraverso la giustizia sociale

Sarebbe bastato cancellare l’acquisto di mezzo caccia F-35 per evitare il taglio dei 18 mila posti letto nella sanità pubblica. Come cittadino ho diritto all’istruzione, al lavoro, alla pensione ed alla sanità … posso fare a meno di 131 cacciabombardieri F-35!
Mentre con le manovre di bilancio del 2011-2012, per pareggiare i conti dello Stato, si chiedono forti sacrifici agli italiani con tagli agli enti locali, alla sanità, alle pensioni, all’istruzione, il Governo mantiene l’intenzione di procedere all’acquisto di 131 cacciabombardieri d’attacco F35 “Joint Strike Fighter”.
Il nuovo annuncio di riduzione a 90 esemplari non significa nulla: nessun contratto è ancora stato firmato e possiamo quindi fermare completamente questo acquisto (anche perché la proposta rimodulazione della Difesa deve passare per una discussione parlamentare). Quello del caccia F-35 è un programma che ad oggi ci è costato già 2,7 miliardi di euro e ne costerà – in caso di acquisto di 131 aerei – almeno altri 15 solo per l’acquisto dei velivoli, che potrebbero scendere a 10 miliardi con una riduzione a 90 (il prezzo unitario si alzerà, secondo l’azienda produttrice Lockheed Martin). Complessivamente arriveremo arrivando ad un impatto tra i 15 e i 20 miliardi nei prossimi anni. Le manovre approvate porteranno gravi conseguenze sui cittadini: si stimano proprio in 20 miliardi i tagli agli Enti Locali e alle Regioni (che si tradurranno in minori servizi sociali o in aumento delle tariffe), ed altri 20 miliardi saranno i tagli alle prestazioni sociali previsti dalla legge delega in materia fiscale ed assistenziale, senza contare il blocco dei contratti e degli aumenti ai dipendenti pubblici e l’aumento dell’IVA che colpirà indiscriminatamente tutti i consumatori.
Il tutto per partecipare ad un progetto di aereo militare “faraonico” (il più costoso della storia) di cui non si conoscono ancora i costi complessivi (cresciuti al momento almeno del 50% rispetto alle previsioni iniziali) e che ha già registrato forti critiche in altri paesi partner (Norvegia, Paesi Bassi, Australia, Canada) e addirittura ipotesi di cancellazione di acquisti da parte della Gran Bretagna. Senza dimenticare che, contemporaneamente, il nostro paese partecipa anche allo sviluppo e ai costosi acquisti dell’aereo europeo Euro Fighter Typhoon.
Con i 15 miliardi che si potrebbero risparmiare cancellando l’acquisizione degli F-35 JSF si potrebbero fare molte cose: ad esempio costruire duemila nuovi asili nido pubblici, mettere in sicurezza le oltre diecimila scuole pubbliche che non rispettano la legge 626 e le normative antincendio, garantire un’indennità di disoccupazione di 700 euro per sei mesi ai lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro.
Siamo convinti che in un momento di crisi economica per prima cosa siano da salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini, investendo i fondi pubblici per creare presupposti ad una crescita reale del Paese senza gettare i soldi in un inutile e costoso aereo da guerra.

PER QUESTO CHIEDIAMO AL GOVERNO DI NON PROCEDERE ALL’ACQUISTO DEI 131 CACCIABOMBARDIERI F35 E DESTINARE I FONDI RISPARMIATI ALLA GARANZIA DEI DIRITTI DEI PIU’ DEBOLI ED ALLO SVILUPPO DEL PAESE INVESTENDO SULLA SOCIETÀ, L’AMBIENTE, IL LAVORO E LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE.

Mirano 3 maggio 2013: Ruolo dei media audio-visivi ieri e oggi

Sofia Gobbo
Venerdì 3 maggio 2013 ore 20.45 a Mirano nella sala conferenze di villa Errera si terrà la conferenzaRuolo dei media audio-visivi ieri e oggi” con documenti video elaborati dall’ ANPI di Mirano e con l’intervento della Partigiana  Sofia Gobbo.
Da una intervista di Laura Fiorillo del 23 aprile 2011 su “La Nuova Venezia”:
Sofia Gobbo la Resistenza l’ha fatta e gira per le scuole medie e superiori affinché la sua esperienza sia un monito alle nuove generazioni. Di scuole se ne intende Sofia Gobbo, 90 anni portati in maniera splendida, insegnante, ex preside. Ancora studentessa, dall’aprile de ’44 all’aprile del ’45 con la sua bicicletta ha girato il Veneto facendo la staffetta per la Resistenza. «Dopo l’armistizio – racconta – moltissimi soldati italiani sono scappati dalle caserme. I tedeschi li inseguivano per catturarli e deportarli in Germania. In quel periodo mi recavo da un professore che mi preparava agli esami da privatista al liceo classico, perché col diploma della scuola magistrale non potevo entrare all’università. Un giorno mi ha chiesto se mi fidavo di lui e gli ho detto di sì. Così mi ha confidato di essere il presidente del Cln, il Comitato di liberazione nazionale, di Vittorio Veneto e mi ha offerto di diventare il collegamento tra Vittorio e Cordignano, il Cansiglio, Treviso e Padova. Ogni tanto dovevo passare per certi posti, chiedere di certe persone, lasciare dei pacchi e prenderne altri. A Sarmede, un paesino vicino al Cansiglio, dovevo entrare in un osteria e chiedere di Pietro. A Padova andavo a prendere i giornali clandestini, quelli dei partiti come il comunista o quello d’azione. Quando entravo in questi posti dovevo inserivo sempre nella frase una parola d’ordine. All’epoca c’era chi ospitava in casa i partigiani o gli alleati, chi cucinava, chi cuciva le divise, ma era bene conoscersi il meno possibile. La cosa fondamentale era non sapere mai nulla delle persone con cui si aveva a che fare. Non chiedere mai, non interessarsi. Si trattava solo di fare quello che ti dicevano di fare. Se i fascisti ti avessero arrestato e torturato, non avresti avuto nomi o informazioni da dare».  È stata mai fermata per un controllo? «Per fortuna no, però una volta ho avuto molta paura. Era il ’44, tornavo dal Cansiglio con la mia bicicletta e mi sono trovata in mezzo a un rastrellamento per l’assassinio di un soldato tedesco. Cercavano un partigiano e quando mi hanno vista mi hanno detto di andarmene e che il ponte era chiuso. Così ho guadato il fiume e sull’altra sponda ho trovato una coppia appena scampata alla fucilazione fingendosi morta con le vittime, tra cui un ragazzo di 15 anni».  Che ne pensa della polemica di questi giorni, che sia leggittimo o meno cantare «Bella Ciao» il giorno della Liberazione? «Davvero hanno il coraggio di fare questo? “Bella ciao” era la canzone delle mondine, la cantavano contro il padrone. Io trovo questa polemica una cosa assurda. Credo che, a meno che non si cantino cose oscene, in democrazia ognuno sia libero di cantare quello che vuole. Se invece non gli va, nessuno gli impedisce di stare zitto. Oggi manca totalmente il senso della storia. Quando correvo lungo il Piave con la mia bicicletta mi imbattevo spesso in scritte sui muri come “Razza piave, purissima razza italiana, razza anche e soprattutto fascista”. Oggi vedo che c’è una lista per la provincia di Treviso che si chiama proprio “Razza Piave”. Mi auguro soltanto che non abbiano mai conosciuto quelle scritte…» (Nuova Venezia 23 aprile 2011 Laura Fiorillo )

23 aprile 2013: Expo dei Diritti Umani

Martedì 23 aprile 2013, presso la piazzetta di Villa Errera a Mirano, si è svolta l’“Expo dei diritti umani”, la manifestazione conclusiva del progetto “Diritti dell’uomo, doveri di cittadinanza”, realizzato dall’ITIS “Levi” e dai Licei “Majorana – Corner” di Mirano e dalla Fondazione di Comunità Riviera Miranese.
Al progetto hanno prestato la loro collaborazione e dato il loro contributo la Provincia di Venezia, i Comuni di Mirano e di Campolongo Maggiore, il Ministero per i beni e le attività culturali, l’Anpi Mirano, l’associazione Esodo, Save Venice Inc, Gruppo Adulti Progetto Auschwitz, l’associazione Bandiera Florida, il Centro per la pace e la legalità Sonja Slavik, il presidio del Miranese di Libera, Emergency, Amnesty International.

Queste le foto dello stand dell’Anpi di Mirano: http://imgur.com/a/3A1Iq

Mirano 19 aprile 2013: Moschetti di legno, fucili di latta

Da “Moschetti di legno, fucili di latta” di Emidio Pichelan:

“…tempi calamitosi, quelli dal 1932 al 1945 a Pontelongo, non c’era spazio per la gentilezza, cantava Brecht:
Oh, noi
che abbiamo voluto preparare il terreno alla gentilezza
non abbiamo potuto essere teneri. Ma voi,
quando sarà venuta l’ora
che gli uomini si aiutino l’un l’altro
pensate a noi con indulgenza…”

Venerdì 19 aprile 2013 a Mirano, villa Errera sala conferenze, ore 20.45, presentazione del libro:
“Moschetti di legno, fucili di latta”
saranno presenti:
-l’autore Emidio PICHELAN
-il presidente Anpi Reg. Veneto Maurizio ANGELINI
-il resp. Centro pace Sonja Slavik Vincenzo GUANCI

Recensione del libro

Incontro con Felice Casson

A.N.P.I DI MIRANO e del MIRANESE

VENERDI’ 12 APRILE 2013

SALA CONFERENZE DI VILLA ERRERA, ORE 20.45

DIRITTO AL LAVORO – DIRITTO ALLA SALUTE

DIFESA DELL’AMBIENTE

 

  La Carta Costituzionale, nata dalla Resistenza, posta a fondamento dei valori dello Stato Repubblicano e della Democrazia Parlamentare, sancisce il diritto al lavoro come principio fondamentale sul quale costruire la libertà, la dignità e l’uguaglianza fra tutti i cittadini.

Diritto al lavoro che in questi anni abbiamo imparato a coniugare con Diritto alla Salute dei lavoratori e dei cittadini e con la Difesa dell’Ambiente. La logica del profitto e dello sfruttamento economico, ad ogni costo, senza regole e tutele, ha causato, negli anni, veri e propri crimini di massa, in Italia come nel resto del mondo, in particolare nei paesi del Terzo Mondo.

Silenzi colposi, mancati controlli, complicità politiche a tutti i livelli, uniti al miraggio di un benessere senza limiti e senza regole, hanno prodotto una cultura dello sviluppo che oggi si presenta come una delle tragedie più immani che l’umanità si trovi ad affrontare per la sua stessa sopravivenza.

Il territorio veneziano, come purtroppo molti altri a livello nazionale, ha subito l’impatto di un grande sito industriale, quello di Porto Marghera, che nel dopoguerra, oltre che aver indubbiamente rappresentato un’importante risposta al bisogno di lavoro e di crescita politica e civile di vaste categorie di lavoratori, ha prodotto e disperso enormi quantità di veleni altamente nocivi sia per la salute di chi operava al suo interno, per la popolazione dei territori circostanti, che per gli assetti legati all’ecosistema lagunare.

Fabbrica della morte il “Petrolchimico”, dove la salute era monetizzata come un bene da comprare e consumare, dove, nel più complice silenzio, si è consumata e spenta una generazione di lavoratori che troppo tardi ha visto riconosciute, in sede giudiziaria e a livello di opinione pubblica, le ragioni per le quali per anni aveva lottato e chiesto giustizia.

Di questi temi parlerà il sen. Felice Casson nell’incontro che si terrà a Mirano presso la sala conferenze di Villa Errera venerdì 12 aprile 2013 alle 20.45