In memoria di Eric Hobsbawm, lo storico marxista

Il primo ottobre si è spento a Londra, all’età di 95 anni, Eric Hobsbawm . Autore del “Secolo breve” fu tra i principali ispiratori del New Labour, ma poi divenne un aspro critico del governo Blair. I suoi scritti sono considerati una pieta miliare della storiografia. In questo video lancia un surreale messaggio a Antonio Gramsci, nel 70esimo anniversario della sua morte.

  “Caro Nino anche se sei morto da settant’anni sei vivo per tutti coloro che vogliono un mondo dove i poveri hanno la possibilità di diventare dei veri esseri umani”

http://youtu.be/gpJUQOQ2G5s

È MORTO SHLOMO VENEZIA

È morto  Shlomo Venezia, originario della comunità ebraica di Salonicco, testimone instancabile della tragedia della Shoah. Ha raccontato, soprattutto ai giovani, la terribile esperienza vissuta nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, come deportato e membro dei Sonderkommando, squadre speciali composte da internati destinate alle operazioni di smaltimento e cremazione dei corpi nelle camere a gas e nei forni crematori. Shlomo Venezia è stato uno dei pochi sopravvissuti di queste squadre, l’unico in Italia, una dozzina nel mondo. La testimonianza di quel periodo è raccolta in un libro,“Sonderkommando Auschwitz”, pubblicato nel 2007. In questi ultimi anni ha ritrovato in sé la forza per trasformare la memoria in appassionata e dolorosa narrazione, in grado di trasmettere, a chi lo ascoltava, la straordinaria volontà di non arrendersi mai all’odio e alla barbarie di sempre attuali, folli ideologie.

L’ANPI di Mirano, lo ricorda con particolare affetto e riconoscenza.

Un articolo su Shlomo di Furio Colombo:

https://docs.google.com/open?id=0B2Fig3cDXuVMS0NXd3JWMWt2XzQ

21 settembre: Giornata Internazionale della Pace

P. Picasso: Colomba della Pace 1949

Molti hanno dimenticato la parola Pace
non certo la società civile  ma l’espressione politica della società civile italiana
i partiti … quest’utimi hanno quasi
timore di pronunciarla se non in situazioni paradossali come le missioni
all’estero delle forze armate  Nato  che vengono
chiamate   Missioni di Pace:  e così i  pensieri dei nostri politici
precipitano nel buio del Palazzone della Storia. Leggi tutto “21 settembre: Giornata Internazionale della Pace”

15 settembre 1973: assassinio di Victor Jara

Victor Jara e Joan Turner

“Victor Jara era un comunista! Ed è la ragione per la quale l’11 settembre del 1973 non rimase a casa ad ascoltare la radio né cercò di fuggire, ma andò all’università per organizzarsi insieme a tanti compagni per i quali aveva composto e cantato la sua musica. Fu catturato, portato insieme a migliaia di persone in uno degli di stadi di Santiago del Cile  e dopo giorni di torture e di terrore, gli maciullarono le mani, lo trucidarono”: queste le parole con cui Daniele Sepe riassume gli ultimi giorni della vita di Victor Jara.
Ma chi era Victor Jara? Perchè era così tanto odiato dai militari fascisti? Leggi tutto “15 settembre 1973: assassinio di Victor Jara”

25 agosto 1944: Strage di Torlano di Nimis

Venerdì 25 agosto 1944 giunse da Nimis, invano contrastato dai partigiani, un contingente tedesco su autoblinde, che circondò alcune case situate sotto l’abitato di Torlano, che ospitavano poche famiglie, ma numerose: i Comelli, i Dri, i De Bortoli, mezzadri originari di Portogruaro, i pochi altri. Erano Waffen SS della divisione “Cacciatori del Carso”, di stanza a Gradisca d’lsonzo dove da poco s’era trasferito da Trieste un comando speciale per la lotta contro i partigiani. Li comandava un tenente SS, alto di statura, già tristemente conosciuto come il ”boia di Colonia”. Il suo nome era Fritz Joachim. Facevano da guida alcuni fascisti della Milizia per la difesa territoriale, con occhiali neri e la visiera abbassata per non farsi riconoscere. Leggi tutto “25 agosto 1944: Strage di Torlano di Nimis”

Via Almirante da Bologna!

Autogrill Cantagallo

Per noi è importante, soprattutto per le giovani generazioni, trasmettere e raccontare degli elementi di memoria utili per comprendere quello che era il clima politico degli anni passati e che cosa voleva dire contrapporsi a certi personaggi che ancora oggi cercano di essere “legittimati” dai loro degni eredi.
Da questo punto di vista, non è male raccontare l’accoglienza ricevuta dal fucilatore di partigiani, nonchè protettore di stragisti neri, Giorgio Almirante, in quel di Bologna.

Il fatto avvenne ai primi di giugno del 1971, nell’area di sosta dell’Autostrada del Sole Bologna-Firenze, al Cantagallo, nelle vicinanze di Casalecchio di Reno. Un barista dell’autostazione vide Almirante con i suoi uomini avvicinarsi al banco dell’Autogrill per mangiare, fece girare la voce e tutti i lavoratori (dai baristi ai benzinai) incrociarono le braccia e scesero in sciopero: “Né un panino né una goccia di benzina al fucilatore di Partigiani”, fu il passaparola. Leggi tutto “Via Almirante da Bologna!”

13 agosto 1944: strage di Borgo Ticino

Questa è la storia di una delle tante stragi dimenticate e riesumate col ritrovamento del famoso “armadio della vergogna”: “la strage di Borgo Ticino è una delle più gravi di quel periodo ma anche una delle più documentate dal punto di vista storico (racconta Giovanna Gazzetta, nipote di una delle vittime dell’eccidio, Giovani Fanchini allora 26enne). La verità era scritta in una decina di faldoni occultati dalla fine della seconda guerra mondiale. Per anni ho cercato di far luce su quella vicenda invano, finché mi è capitato tra le mani un libro che riguardava proprio l’apertura dell’armadio della vergogna. E tra gli episodi narrati si accennava anche a Borgo Ticino. Da lì è iniziato il nostro percorso». Il processo è iniziato il 15 maggio 2012 presso il Tribunale di Verona, e la giunta di centro-sinistra del comune di Borgo Ticino ha deciso di costituirsi parte civile. Si è costituita parte civile anche l’Anpi e il presidente Carlo Smuraglia, come teste costituito parte civile, ha portato la sua testimonianza .

Rapporto del Nucleo dei Carabinieri di Borgo Ticino al Pretore di Borgo Manero in data 12 febbraio 1947 (volume V, foglio 33) in atti nel processo contro Junio Valerio Borghese e altri, Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949: “Il 13 agosto, verso le ore 14 giunsero in Borgo Ticino reparti delle SS, tedesche e della X Mas, tutti provenienti da Sesto Calende, fu bloccato il paese. Armati di mortai, mitragliatrici, armi automatiche portatili di ogni genere e di autoblinde, portarono, con la minaccia delle armi e mediante sparatorie intimidatrici, tutti gli abitanti sulla piazza denominata “Dei Martiri”. Ammalati, invalidi, bambini, donne, vecchi, tutti furono costretti a raggiungere la piazza.
Ultimato il feroce rastrellamento, la popolazione tenuta a bada dalle armi dei nazisti e della X, venne arringata da un interprete che comunicò agli astanti l’ordine del comandante tedesco, Capitano Krumhar, di effettuare una rappresaglia perchè nella zona erano stati feriti tre nazisti. Bisognava dare alle fiamme il paese onde impedire il ricovero e l’assistenza ai partigiani. Venne ingiunta una taglia di 300.000 lire a titolo di risarcimento; vennero scelti tra la folla 13 giovani, che furono schierati al muro. Si incassò la taglia, ma venne ugualmente schierato il plotone di esecuzione (Krumhar dirà all’udienza: “i quattrini non bastano pel sangue-tedesco”). Dopo un’attesa che tenne tutta la popolazione in istato di disperata angoscia, le 13 vittime caddero tutte sotto il piombo delle armi naziste; solo uno visse miracolosamente all’eccidio, il giovane Piola Mario. Dopo l’eccidio la popolazione venne buttata fuori dell’abitato, percossa e braccata; i nazisti e quelli della X Mas si dettero a rapinare, incendiare e distruggere ogni cosa. Prima di iniziare le devastazioni e gli incendi la soldataglia della X Mas in combutta coi tedeschi, commise rapine di maiali, animali da cortile, biancheria, biciclette, radio, riserve alimentari di ogni genere, liquori, oggetti preziosi, valori correnti, il tutto per una quantità ingentissima.
I danni materiali ascendono grosso modo a parecchie diecine di milioni. I tedeschi appartenenti alle. S.S. erano al comando del Capitano Krumhar e gli italiani, della X Mas, erano al comando del tenente Ungarelli. Essi furono gli esecutori e gli organizzatori della strage “.  Nella serata, i familiari dei caduti tentarono di ricuperare le salme e poter dare loro onorata sepoltura, ma non fu possibile; l’ordine era di lasciarli sul posto fino all’indomani.

http://www.comuneborgoticino.it/atti/deposito%20htm%20RICORDI/13_agosto_1944.htm

12 Agosto 1944: strage di Sant’Anna di Stazzema

Per non dimenticare, gli orrori di una guerra, di tutte le guerre.

A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.
La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.
Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.
La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati. (dal sito http://www.santannadistazzema.org)

Il programma del 68° anniversario della strage: https://docs.google.com/document/d/1O-LlTXKryXxeou_M6cxt3tiCxEi97R317c98oqlL3Ts/edit

Il ruolo dei fascisti locali nella strage: http://www.santannadistazzema.org/sezioni/LA%20MEMORIA/pagine.asp?idn=1054

“E poi venne il silenzio” il documentario di Iris Braschi sulla strage:

Aggiornamento del 2 ottobre 2012. Articoli de “Il Fatto” dopo l’archiviazione della procura di Stoccarda:

https://docs.google.com/open?id=0B2Fig3cDXuVMaFBWbkFaSFlFdE0

https://docs.google.com/open?id=0B2Fig3cDXuVMZHJBbHBPSzFjNDg

https://docs.google.com/open?id=0B2Fig3cDXuVMRjc5c25YRUwwaWM

Aggiornamento del 22/5/2013: La procura generale di Stoccarda ha bocciato la richiesta di riaprire le indagini su cinque presunti autori dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema ancora in vita

11 agosto 1944: strage di Nozzano

Tra Pugnano e Molina di Quosa, in località ” La Romagna “, dal mese di luglio del 1944 sono nascoste intere famiglie di abitanti dei paesi collocati a ridosso di quel versante dei Monti Pisani, sulla strada che collega Pisa a Lucca, parallela alla linea della ferrovia Ripafratta – Molina di Quosa – Pugnano.
Giorni prima il distaccamento dei soldati tedeschi presente nella zona aveva emanato un bando che intimava a tutti profughi presenti sui monti di consegnarsi presso i luoghi di raccolta per essere assegnati ai diversi luoghi di lavoro.
Il 2 agosto 1944 quel bando è ormai scaduto e per tale ragione il Comando della XVI Divisione SS di stanza nella vicina Nozzano avvia un rastrellamento diffuso, al quale partecipano in ausilio anche soldati della 65a divisione di fanteria che hanno il loro campo ad Asciano, oltre a numerosi soldati della Wehrmacht che provengono dal versante lucchese dei monti.
Con la collaborazione di alcuni fascisti locali, armati di razzi e lanciafiamme, l’intera zona della Romagna viene rastrellata palmo a palmo: alla fine saranno circa trecento le persone rastrellate.
Gli uomini vengono così separati dalle donne. I primi, quasi tutti, vengono assegnati alla Pia Casa di Lucca, centro di smistamento della manodopera, mentre i restanti – 68 in tutto dichiaratasi inabili al lavoro, ai quali si aggiunge di sua iniziativa Livia Gereschi, insegnante di Molina di Quosa, che accompagna i civili conoscendo il tedesco – sono condotti a Nozzano, sede del comando ma anche del Tribunale e del carcere della divisione.
Dopo una drammatica permanenza, tra il 10 e l’11 agosto i rastrellati de ” La Romagna “, inclusa la Gereschi, vengono tradotti nei boschi tra Balbano e Massaciuccoli e lì trucidati.